Last updated on Novembre 3rd, 2020 at 02:02 pm
Un testo suggestivo di Papa Francesco è stato taciuto dal grande circuito mediatico. A tema, l’avvenire del Vecchio Continente.
Il 22 ottobre il Pontefice ha indirizzato una lettera al Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, occasionata da diversi anniversari di avvenimenti riguardanti le relazioni tra Chiesa Cattolica e Unione Europea. Con parole suggestive, il Pontefice ha così ricordato al Vecchio Continente le proprie radici culturali, che affondano nell’attitudine alla ricerca della verità con la filosofia greca, nel desiderio di giustizia, espresso dal diritto romano, e nell’anelito all’eternità proprio della tradizione giudaico-cristiana. Non è un caso, afferma il Papa, che «l’originalità europea» stia «anzitutto nella sua concezione dell’uomo e della realtà; nella sua capacità di intraprendenza e nella sua solidarietà operosa».
Ricordare queste radici non significa, quindi, sfogliare l’album dei ricordi, bensì incarnare ideali che costituiscono l’identità del nostro mondo. Non vi è altra ricetta, cioè, per costruire un futuro migliore e affrontare la crisi attuale, anche pandemica, che si sta vivendo. Ed è così che Francesco ricorda gli assi portanti di una società umana e aperta alla trascendenza. In primo piano la necessità che si «tuteli la vita in ogni suo istante, da quando sorge invisibile nel grembo materno fino alla sua fine naturale, perché nessun essere umano è padrone della vita, propria o altrui», quindi l’importanza di vivere la bellezza della famiglia che «significa vivere in unità, facendo tesoro delle differenze, a partire da quella fondamentale tra uomo e donna».
Nei richiami trovano senz’altro spazio anche le tematiche proprie di questo pontificato, quali la salvaguardia del creato e l’immigrazione. A quest’ultima ci si deve accostare – parola del Papa – con una «solidarietà intelligente» che non scada nell’assistenzialismo e sia frutto della reale cooperazione tra le nazioni europee avendo di mira l’integrazione dei migranti. Chiude un significativo appello a una sana laicità e, tra le righe, a una piena libertà religiosa per i cristiani, anche in Europa messa talvolta in pericolo con la proposta di leggi bavaglio. Francesco sogna così un contesto europeo «in cui Dio e Cesare siano distinti ma non contrapposti. Una terra aperta alla trascendenza, in cui chi è credente sia libero di professare pubblicamente la fede e di proporre il proprio punto di vista nella società. Sono finiti i tempi dei confessionalismi, ma – si spera – anche quello di un certo laicismo che chiude le porte verso gli altri e soprattutto verso Dio, poiché è evidente che una cultura o un sistema politico che non rispetti l’apertura alla trascendenza, non rispetta adeguatamente la persona umana».
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