Last updated on Agosto 24th, 2021 at 02:26 pm
Il dissenso nei confronti del Green Pass è come un fiume carsico che attraversa la società italiana. È ampio e ancora latente, anche se diversi rivoli hanno iniziato a tracimare in superficie: dapprima la class action lanciata dal personale scolastico, poi la protesta per ora embrionale degli studenti universitari, non ultima una petizione online rivolta al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dall’eloquente titolo «Green Pass: le ragioni del no». In un momento storico in cui si avvertono recrudescenze di divisioni fra italiani, questa iniziativa costituisce invece un momento di unità trasversale. Giuristi, medici, intellettuali, docenti, artisti, imprenditori di vari orientamenti culturali si sono ritrovati nell’appello lanciato dall’avvocato civilista Olga Milanese e dallo scrittore Carlo Cuppini. Mentre scriviamo, le firme raccolte sono ormai prossime a raggiungere quota 30mila.
La nascita
Come spiega ad «iFamNews» la Milanese, «sin dall’emanazione del Dl 52 del 22 aprile scorso è stato chiaro che il Green Pass sarebbe stato progressivamente applicato in modo sempre più ampio e invasivo, arrivando a comprimere i diritti fondamentali dei cittadini, in evidente violazione dei principi di eguaglianza e di non discriminazione che costituiscono i capisaldi non solo del nostro ordinamento, ma anche dell’Unione Europea». Il decreto del 6 agosto, sottolinea l’avvocato, non ha fatto altro che confermare i timori. Di qui la volontà di attivarsi. «Con lo scrittore Carlo Cuppini», spiega, «abbiamo deciso di avviare una serie di iniziative per tentare di ottenere il ritiro di questi provvedimenti».
Le adesioni
La Milanese si dice soddisfatta dell’eco che sta avendo l’iniziativa. «La petizione online», dice, «è nata come mero supporto al nostro documento di protesta, non ci aspettavamo un’adesione così consistente. Abbiamo raggiunto quasi 30mila adesioni in meno di quattro giorni e nonostante la raccolta firme sia stata avviata nel fine settimana di Ferragosto». L’avvocato tiene a precisare che «diversamente da altre petizioni similari, questa iniziativa è nata da cittadini comuni», ma ha raccolto presto l’adesione di molte personalità note come – per citarne alcune – il filosofo Giorgio Agamben, il presidente emerito di sezione della Cassazione Paolo Sceusa, l’ex direttore di Raidue Carlo Freccero, il poeta Marco Guzzi, i giuristi Ugo Mattei, Fabrizia Bagnati, Augusto Sinagra, gli scrittori Vitaliano Trevisan e Franco Bifo Berardi , il chirurgo Paolo Bellavite.
La delegittimazione del dissenso
Uno degli scopi dell’iniziativa è aprire un dibattito nella società civile, finora ostruito da una sorta di riflesso condizionato che cova nell’opinione pubblica verso le voci critiche. «È chiaro che l’etichetta del “no-vax” attribuita a chiunque esprima una posizione critica sulle politiche di contrasto al CoViD-19 punti alla delegittimazione del dissenso e a distogliere l’attenzione da discorsi estremamente importanti», riflette la Milanese. «Tuttavia, sebbene la pratica di “bollare” le voci critiche o anche solo dubbiose per emarginarle e isolarle possa sortire qualche effetto in chi è abituato a non approfondire gli argomenti, confidiamo nella possibilità di riuscire a risvegliare le coscienze, facendo ricorso alla ragione, alla serietà, alla coscienza ed alla competenza di chi ci sostiene», aggiunge.
Lo scopo
La Milanese confida che la petizione possa «interrompere un percorso di scardinamento della civiltà del diritto e della ragione, ripristinando i diritti e le libertà mutilate che, lungi dall’essere meri egoismi individuali, sono una conquista sofferta dell’umanità e per l’umanità». La speranza, aggiunge, è «che le diverse personalità coinvolte del mondo della letteratura, del diritto, della scienza, dell’economia, dell’arte, della cultura in generale possano contribuire a estendere il discorso giuridico al campo dell’etica, della filosofia, della politica intesa come “arte” di governare la “vita” pubblica secondo principi di equità e giustizia».
Il fine non giustifica i mezzi
La Milanese quindi osserva: «Siamo ben consapevoli dell’emergenza in atto, ma siamo anche convinti che essa vada affrontata con il massimo riguardo per il diritto e facendo salva l’unità della comunità nazionale». Infine ricorda che «in uno Stato democratico fondato sul riconoscimento dei diritti intangibili dell’uomo non v’è un fine che possa giustificare il ricorso a qualunque mezzo, men che meno alla discriminazione e all’odio sociale che inevitabilmente ne consegue».