Last updated on Dicembre 19th, 2021 at 05:40 am
Mentre alla Corte Suprema federale di Washington pende il caso Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization, che ha il potere di ribaltare completamente la non-illegalità dell’aborto statunitense, la grandiosa legge salvavita del Texas, «Senate Bill 8», continua a fare scuola.
Martedì 7 dicembre Jason Rapert e Mary Bentley, eletti per il Partito Repubblicano nel Senato dello Stato dell’Arkansas, hanno presentato la proposta di legge «Senate Bill 13» (S.B. 13), denominata «Arkansas Human Heartbeat and Human Life Civil Justice Act» che, sul modello della legge texana, vieta l’aborto dal momento in cui è percepibile il battito cardiaco del bimbo che cresce nel grembo materno, salvo che per salvare la vita della mamma. Se passasse, questa legge arginerebbe anche l’esodo di mamme intenzionate ad abortire che arrivano in Arkansas dal confinante Texas in cui la legge mette seriamente i bastoni fra le ruote e le strutture abortive chiudono una dopo l’altra.
Intanto pure il Texas prosegue la sacrosanta battaglia per il diritto alla vita. Giovedì 4 dicembre è infatti entrata in vigore una nuova legge, firmata dal governatore Greg Abbott in settembre, la «Senate Bill 4» (S.B. 4) che limita fortemente l’uso delle pillole abortive, quelle che invece un esercito di anime belle continuano a definire “solo” anticoncezionali. Adesso le “pillole della morte” potranno essere impiegate soltanto nelle prime sette settimane di vita del bimbo nel grembo della propria mamma e non potranno essere recapitate per posta, corriere e altro servizio di consegna da alcuno, si tratti del produttore, del rivenditore o del medico che le prescrive. Così il Texas mette una prima importante pezza alla pessima moda della morte per ricetta virtuale, divenuta un classico in molti Paesi con la scusa del CoViD-19, dove per uccidere un bimbo bisogna(va) godere di ottima salute. La S.B. 4 impone del resto anche che, prima di prescrivere un pillola killer, un medico debba visitare di persona la mamma in attesa e stabilire la posizione esatta del bimbo nel suo grembo, visto che nei casi di gravidanze ectopiche l’uso della pillola killer può causare emorragie gravi anche dall’esito letale.
Perché sì, l’aborto uccide e la kill pill, oltre a sopprimere il bambino, è rischiosissima anche per la mamma, nonostante troppi continuino a sostenere il contrario. E la legge del Texas lo mette bene in luce, anche se la visita specialistica per assicurarsi che il bimbo si trovi nel posto giusto per essere ammazzato in salute (della mamma) è una ironia agghiacciante.
Ma le buone notizie sul fronte statunitense continuano. Mercoledì 8 dicembre, infatti, Doug Lamborn, deputato federale del Colorado per il Partito Repubblicano, ha presentato il disegno di legge «H.R. 6099», denominato «Recognizing the Unborn Act», e facendolo si è iscritto automaticamente al «Club delle foglie verdi». Perché la legge proposta da Lamborn chiede il pieno riconoscimento del fatto che il bambino nel grembo materno sia una vita umana. Non un «grumo di cellule», non una giraffa, un lichene o un ibrido, ma un essere umano, concepito da due essere umani, che non potrà mai essere null’altro che un essere umano. Sarà un giorno un droghiere, un Nobel, una top model, un cantante stonato o una lavapiatti, tutti sempre e solo umani, tutti esseri umani di pari dignità infinita, tutti esseri umani portatori di diritti inalienabili. Nemmeno solo un «embrione» o un «feto», come dice chi cerca di esorcizzare l’umanità del bimbo nel grembo materno adoperando termini tecnici come corpi contundenti, ma sempre e solo un essere umano. Una vita umana che ha dunque diritto, come tutti gli esseri umani, a tutela giuridica piena. Esattamente come sta cercando di fare il parlamento italiano per sanare il grave vulnus alla democrazia di cui soffre il nostro Paese dal momento che discrimina in cittadini di serie A e cittadini di serie B, nati e non-nati.
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