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“Io resto a casa ad abortire” anche in Germania

È oramai un fiume in piena la pressione mondiale per trasformare la pandemia in uno spot per l'aborto

Jan Bentz di Jan Bentz
07/04/2020
in Vita
219
Reading Time: 2 mins read
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Image from Google Images

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Last updated on aprile 10th, 2020 at 07:17 am

Il mondo arde per la febbre da coronavirus. Mentre la pandemia invade tutto il globo, c’è chi vuole sfruttare l’emergenza per altri scopi.

In Germania una nuova alleanza di sostenitori dell’aborto, “Bündnis Pro Choice” (“Patto pro-choice”), chiede l’introduzione di una nuova legge che lo regolamenti secondo criteri nuovi nel momento della crisi.

Come avviene in Italia, nonostante il Sistema sanitario nazionale (SSN) sia oramai sovraccarico di affetti da CoViD-19, l’aborto disinvoltamente continua. Ma, come se questo non fosse già abbastanza macabro, il nuovo Bündnis chiede ora che la consulenza medica obbligatoria e il periodo di attesa di tre giorni successivo alla consulenza per le donne gravide che richiedano l’aborto vengano aboliti e tutto sia facilitato al massimo.

Non solo: come altrove nel mondo, anche la nuova lega filoabortista tedesca sta chiedendo la facilitazione dell’aborto farmacologico domestico, prescrivibile con una semplice “ricetta medica”. La “pillola che uccide” RU487 diventerebbe così disponibile semplicemente grazie a una telefonata.

Oltre a tutti i problemi medici che questo comporta (gli effetti collaterali per la madre che assuma tali sostanze in totale autonomia sono infatti un’incognita enorme), ne emerge il rigetto generalizzato della vita umana. In Germania, cioè, non si chiede come potere alleviare il peso che grava sul SSN per fare più spazio ai malati, o come le energie umane disponibili possano essere utilizzate per supportare medici e pazienti, ma ci si concentra sulle modifiche da apportare alla normativa vigente solo per estendere la portata e la presa della cultura di morte.

Alexandra Linder, presidente della Bundesverband Lebensrecht (BVL), la maggior organizzazione pro life tedesca che organizza l’annuale Marcia per la Vita di Berlino, ha così commentato in una lettera al quotidiano Die Tagespost: «Dato che l’aborto non è un trattamento di emergenza salvavita, e che non è normale morire per la gravidanza, il ragionamento è fondamentalmente sbagliato». Alle donne dev’essere dunque negato il dirito all’«uccisione del bambino che hanno in grembo, conformemente all’ordinamento dello Stato di diritto». Per questo la BVL chiede che i centri di consulenza gratuiti restino aperti, o addirittura riaprano. In Germania, centri di consulenza “Pro Femina” sono particolarmente ben strutturai per le emergenze. Anche durante il “distanziamento sociale”, la consulenza può continuare attraverso la consulenza telefonica e online. Al ministero degli Interni sono attivi molti difensori della vita che operano da casa per assistere le donne colpite dal coronaviurs. Come afferma l’amministratore delegato di BVL Kristijan Aufiero, «la nostra consulenza continua senza alcuna limitazione».

Tags: Bundesverband LebensrechtBündnis Pro ChoiceGermaniaRU486
Jan Bentz

Jan Bentz

Jan C. Bentz, Ph.D, tedesco, ha conseguito la laurea in Valute estere nella St. Louis High School (MO) e il dottorato in Filosofia nel Pontificio Ateneo «Regina Apostolorum» a Roma, nonché un Master in Arte Sacra, Architettura e Liturgia e un Master in Chiesa e Studi Religiosi. Come giornalista ha collaborato con i servizi in lingua inglese tedesca dell'emittente televisiva statunitense EWTN, nonché con le testate Inside the Vatican, The Catholic Herald, Catholic News Agency, Jüdische Rundschau e Nasze Slowo. Per EWTN ha lavorato anche come produttore, in particolare per servizi sul Vaticano, sul Papato e su Roma. Specializzato in Storia della filosofia e in Storia della filosofia dell'arte, insegna Filosofia nella Catholic University of America di Washington, nel Christendom College di Front Royal in Virginia e nello IES Study Abroad a Roma.

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