Last updated on Giugno 20th, 2020 at 01:32 am
C’erano studenti, insegnanti e genitori, cioè le categorie che subiranno sulla propria pelle gli effetti dell’eventuale chiusura forzata delle scuole paritarie. E poi c’erano politici di diverse forze politiche, coloro che possono ancora agire per salvare il settore. Era gremita oggi pomeriggio la piazza sotto Montecitorio, per la manifestazione #liberidieducare. Circa 150 i presenti, ma − garantiscono gli organizzatori − sarebbero stati ancora di più senza la limitazione del distanziamento fisico. Immancabili le mascherine, oltre a bandiere, cartelli, striscioni, e poi a una sequela di zaini disposti in terra, sui sampietrini, a voler simboleggiare la sconfitta del comparto educativo laddove non fossero elargiti ulteriori fondi.
I conti
L’ancora di salvezza su cui aggrapparsi si trova oggi in commissione Bilancio della Camera, dove si stanno discutendo gli emendamenti al Dl Rilancio tra cui quelli relativi alle paritarie. Nei vari decreti sono stati stanziati finora 150 milioni, ma servono risorse ben più robuste − ripetono gli organizzatori della manifestazione − per evitare che il 30% delle 12mila scuole paritarie chiuda, lasciando a spasso 300mila studenti. Qualche storico istituto ha già annunciato la resa. Ma il peggio si può ancora evitare.
Animatrice della piazza è stata suor Anna Monia Alfieri, esponente dell’USMI (Unione Superiori Maggiori d’Italia), infaticabile in queste settimane per far valere le ragioni delle paritarie. Intorno a lei ruotavano esponenti politici trasversali, da Lega a Liberi e Uguali, da Fratelli d’Italia al Partito Democratico, passando per Forza Italia (FI), Noi per l’Italia e Unione di Centro, adesione simbolica da parte di Italia Viva. Giusy Versace, deputata di FI, ha espresso pubblicamente solidarietà a suor Anna Monia Alfieri per gli insulti ricevuti dalla religiosa via social. Presente anche una senatrice del Movimento 5 Stelle, Tiziana Drago, nonostante il suo collega di partito, Gianluca Vacca, capogruppo in commissione Cultura della Camera, abbia ribadito la contrarietà dei pentastellati all’elargizione di altri denari alle paritarie. «Sfido i 5Stelle a colpi di calcolatrice», ha detto suor Alfieri: «salvare le paritarie significa salvare la scuola pubblica. Se molte paritarie chiuderanno, i costi per lo Stato saranno sproporzionati e non consentiranno al Paese di ripartire».
Insegnanti e famiglie
Il rischio chiusura mette a repentaglio, inoltre, 100mila posti di lavoro. Tanti sono i dipendenti delle paritarie. Presente una loro nutrita delegazione proveniente da ogni parte d’Italia. Tante le religiose, ma anche i laici. Uno di loro ha spiegato a “iFamNews” che «non siamo insegnanti di serie B. La scuola paritaria ha spesso avviato una sperimentazione didattica, che ha preceduto delle buone prassi imitate dalla scuola statale». Parole che condivide Maria Alessandra Gallone, presente in doppia veste: senatrice di Forza Italia e insegnante delle paritarie. Altro tema caldo sollevato dai manifestanti è quello della libertà di scelta educativa. Un genitore presente ricorda che «non c’è democrazia se non c’è un sistema integrato pubblico dell’istruzione». Secondo l’uomo, che stringe per mano uno dei suoi bimbi, «in un Paese civile le famiglie devono essere messe nella condizione di scegliere il tipo di formazione che vogliono dare ai propri figli».
L’associazionismo
Gli fa eco Massimo Gandolfini, presidente del Family Day, il quale sottolinea che, nel caso in cui non venissero salvate le paritarie, avverrebbe «un disastro che si riverserebbe su tutto il sistema italiano dell’istruzione e ucciderebbe il diritto alla libertà e al pluralismo educativo». Jacopo Coghe, di Pro Vita & Famiglia, snocciola cifre: «Salvare le paritarie significa impedire il collasso del sistema scuola in Italia. Ogni studente nella scuola statale costa 6.500 euro, contro i 500 euro in media per ciascuno dei 900mila alunni delle paritarie. Le scuole paritarie fanno risparmiare allo Stato circa 900 milioni di euro l’anno e quindi non si può più aspettare un istante per stanziare i fondi a loro favore». Secondo Giusy D’Amico, di Non Si Tocca la Famiglia, oggi in piazza «è nato un movimento di pensiero e di formazione di una classe politica che ignora, disconosce il perimetro di una problematica che non riguarda una casta ma i poveri». Esulta a fine manifestazione suor Anna Monia Alfieri: «Oggi è una vittoria morale dei cittadini». La sua speranza è che presto potrà festeggiare anche una vittoria concreta. Speranza piantata in commissione Bilancio.
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