Per gentile concessione, riproponiamo l’articolo del direttore di «iFamNews» comparso sul quotidiano «Libero» il 7 settembre 2022
Il cristianesimo è la religione più perseguitata nel mondo, ma finalmente oggi in Europa i nuovi martiri hanno un santuario. Il primo. Intitolato a «Maria, madre dei cristiani perseguitati», sta nella chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione e di san Gregorio in Warwick Street a Soho, un mix di multiculturalismo, movida culturale, entertainment e business, che è pure il quartiere gay di Londra. Giovedì 8 settembre, alle 18,30 locali, don Benedict Kiely inaugura il santuario con la Messa.
Il numero dei cristiani che nel mondo pagano con la vita la “colpa” della fede polverizza infatti ogni record. Circa 12 anni fa fece clamore un dato. Nel mondo, ogni cinque minuti veniva ammazzato un cristiano. Un mostro impossibile da nascondere, eppure sui media si leggeva a fatica. I calcoli erano stati effettuati dal principale centro mondiale di statistica religiosa, il Center for Study of Global Christianity, nel Gordon-Conwell Theological Seminary di Hamilton, Massachusetts, che oggi è diretto dall’accademico Todd M. Johnson. Lì David B. Barrett (missionario anglicano in Africa dopo una carriera nella ricerca per l’aviazione britannica, fondatore del Centro, scomparso nel 2011 a 83 anni) pubblicò nel 1982 la prima edizione di un classico dei classici, la World Christian Encyclopedia, lievitata per pagine e contenuti (grazie ai continuatori) sino alla terza edizione del 2019. Lavorando di statistica, e con un metodo a prova di qualunque fact-checker, nel 2001 Barrett e Johnson pubblicarono il World Christian Trends AD 30–AD 2200, punto fermo imprescindibile in materia, nel tentativo di stabilire il numero di martiri cristiani (ma pure di altre fedi) fino al 2000, soglia del Terzo millennio.
Valutarono 70 milioni di vittime in duemila anni, ben oltre la metà dei quali, 45 milioni, nel solo secolo XX. Poi i due studiosi seguitarono a contare, stimando in 160mila l’anno il numero dei nuovi martiri a metà degli anni 2000. Specialisti blasonati del settore ritennero che potessero essere persino di più, ma l’approccio mediano finì per indicarne 105.000 per il 2011. La cifra fu proposta dal sociologo Massimo Introvigne, allora Rappresentante dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa per la lotta al razzismo, alla xenofobia e all’intolleranza e discriminazione contro i cristiani. Cioè, 287/288 al giorno, 12 l’ora, uno ogni cinque minuti. La cifra più alta della forbice prodotta dagli studi specialistici avrebbe portato la frequenza a uno ogni quattro minuti, quella più bassa, proposta da Barrett e Johnson, a “solo” uno ogni cinque minuti e mezzo.
Da allora è sostanzialmente cambiato poco. Perché, anche se il numero dei cristiani ammazzati fosse improvvisamente diminuito della metà secca, ne cadrebbe uno ogni 10 minuti: e se la riduzione fosse di un quarto, sarebbero uno ogni 20; se di un ottavo, uno ogni 40. Ma anche uno all’ora, ogni due, ogni tre, sarebbe una ecatombe continua e sbalorditiva. E lo è. La ONG «Open Doors» documenta che oggi siano 360 milioni i cristiani che soffrono persecuzioni di gravità elevata, ossia un sesto e mezzo dei 2,38 miliardi di cristiani esistenti sulla Terra, secondo il World Population Review di Walnut, in California. Quanto ai carnefici, nel 2002 il «Premio persecutore dell’anno», istituito da Persecution.org, lo hanno vinto l’Afghanistan dei talebani per la categoria «Paesi», gli islamisti Fulani della Nigeria fra le «Entità» e l’ayatollah Ali Khamenei, Guida suprema dell’Iran, fra le «Persone».
Adesso nel cuore del nuovo santuario londinese dedicato interamente ai cristiani perseguitati si prega una splendida icona della vergine Maria. L’ha dipinta sorella Souraya, suora greco-cattolica melkita siriana dell’Ordine di san Basilio, nel proprio studio artistico di Zouk, appena fuori Beirut, capitale del Libano. Porta la scritta «Madre dei perseguitati» in aramaico, la lingua che parlava Gesù.
Don Kiely, 59 anni, di divide fra Stati Uniti e Regno Unito. Sacerdote dal 1994, è incardinato nell’Ordinariato personale di Nostra Signora di Walsingham, quello che fu istituito da Papa Benedetto XVI il 15 gennaio 2011 per accogliere i conservatori che ricusavano le derive liberal della Chiesa anglicana. A scuoterlo è stato il genocidio dei cristiani tentato dall’ISIS in Medioriente. La definisce una vocazione dentro la vocazione sacerdotale. Con la Nasarean.org, charity che ha fondato per farsi carico del dramma, nel 2018 inaugurò il primo luogo di culto per i perseguitati nella chiesa di san Michele a Manhattan. Adesso apre il santuario di Londra, il primo in Europa. Perché esistono altre cappelle dedicate ai nuovi martiri, ma quello di Soho è il primo luogo nel Vecchio Continente specificamente dedicato alla preghiera e alla memoria dei caduti per la fede. E don Kiely non si ferma. In ottobre inaugurerà il secondo santuario degli Stati Uniti, a Worcester, nel Massachusetts, e la sua porta è aperta per tutti i vescovi che volessero fare lo stesso nelle proprie diocesi.
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