Alejandro Giammattei, presidente del Guatemala, durante un’intervista esclusiva rilasciata al canale media di informazione online Bretibart News, martedì, a Washington DC, è stato chiaro e lapidario nell’esprimere la propria opinione rispetto a quanto sta accadendo sulla scena statunitense, dopo il pronunciamento storico della Corte Suprema USA che ha ribaltato la sentenza Roe vs. Wade, quella che per 50 anni ha reso l’aborto “non illegale” a livello federale nel Paese nordamericano.
«La Costituzione della Repubblica del Guatemala stabilisce che la vita è protetta fin dal concepimento», ha dichiarato il presidente Giammattei. «Per quanto mi riguarda, i miei princìpi cristiani sono su questa stessa linea».
Dopo aver osservato che negli Stati Uniti i sondaggi indicano che la popolazione è profondamente divisa rispetto alla questione dell’aborto, poiché alcuni dati farebbero pensare che molti cittadini vi siano favorevoli, Giammattei ha continuato affermando che «qui negli Stati Uniti c’è un problema. È un problema [originario di] qui… Queste sono cose, cioè quello che succede qui, in cui non mi intrometto. Ma quello che succede laggiù [in Guatemala], lo so». L’aborto, nel piccolo Paese iberoamericano, è illegale, fatta eccezione per i casi in cui la gravidanza minacci la vita della madre.
Il 9 marzo il Guatemala è stato insignito del titolo di «Capitale iberoamericana per la vita», con l’inaugurazione di un monumento altamente simbolico, riconoscimento meritato del lavoro e dell’impegno del presidente e di tutto il Paese per promuovere e scegliere sempre la vita, a fronte di qualsiasi ostacolo. A partire dal giorno successivo la capitale, Città del Guatemala, ha ospitato il «Congreso iberoamericano por la vida y la familia», cui ha partecipato con orgoglio anche «iFamNews».
Oggi però questo lavoro e questo impegno comportano per il Guatemala conseguenze impegnative e uno dei motivi per cui il presidente Giammattei questa settimana si trovava a Washington è stato comparire davanti alla Organization of American States (OAS) per protestare formalmente contro la Inter-American Commission on Human Rights (IACHR), la commissione dell’OAS che si occupa di diritti umani.
La IACHR, infatti, nel rapporto annuale 2021 ha dichiarato di essere «estremamente preoccupata» per le misure che definisce «regressive» del Guatemala sull’aborto, lamentando fra l’altro l’adesione data lo scorso anno, insieme a oltre 30 Paesi, al «Consenso di Ginevra», la maggior difesa del diritto alla vita e della famiglia naturale del mondo, voluta con forza dall’allora uscente Amministrazione Trump per concordare sul fatto che l’aborto non sia un “diritto internazionale”.
Il presidente Giammattei ha respinto con forza le accuse di «violazione dei diritti umani», ricordando l’articolo 4 della Convenzione inter-americana della IACHR, che sancisce per il concepito l’inalienabile «diritto alla vita».
«[L’articolo 4] afferma che la vita, nei Paesi dell’OAS, è protetta fin dal concepimento, proprio come riporta la nostra Costituzione», ha dichiarato Alejandro Giammattei. «Non possiamo cambiare le cose. Se qualcuno vuole che l’aborto sia diverso, affinché sia accettato in Guatemala, deve cambiare la Costituzione».
Successivamente, il presidente guatemalteco ha ribadito la propria posizione in difesa della vita e della famiglia con la partecipazione all’International Religious Freedom Summit, sempre a Washington, appena concluso.
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