Last updated on Settembre 7th, 2021 at 10:03 am
Proprio mentre il presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, annuncia nuove strette nei confronti dei non possessori del Green Pass, il dissenso si allarga. È il mondo della cultura a occupare le posizioni più avanzate di questo fronte composito. Quasi 50mila persone hanno infatti aderito alla raccolta firme lanciata da giuristi, medici, intellettuali, docenti, artisti, imprenditori; gruppi di studenti universitari hanno espresso contrarietà annunciando mobilitazioni; e ora sono i docenti delle università a insorgere.
Obbligo vaccinale surrettizio
Numerosi di loro hanno pubblicato ieri un appello contro la natura discriminatoria del Green Pass, per ribadire che l’università è un luogo di inclusione e per avviare un dibattito serio e approfondito sui pericoli di una tale misura. «Dal primo settembre, per frequentare le università italiane, sostenere gli esami e seguire le lezioni si dovrà essere in possesso del cosiddetto “green pass”», si legge nel testo. «Tale requisito sarà valido per docenti, personale tecnico, amministrativo e bibliotecario e studenti e ciò estende, di fatto, l’obbligo di vaccinazione in forma surrettizia per accedere anche ai diritti fondamentali allo studio e al lavoro, senza che vi sia la piena assunzione di responsabilità da parte del decisore politico».
Non sono «no vax»
Gli estensori dell’appello non sono contrari ai vaccini, dunque non possono essere immersi nel calderone mediatico dei «no vax». Tengono, infatti, a precisare: «Molti tra noi hanno liberamente scelto di sottoporsi alla vaccinazione anti-CoViD-19, convinti della sua sicurezza ed efficacia. Tutti noi, però, reputiamo ingiusta e illegittima la discriminazione introdotta ai danni di una minoranza». I docenti citano a tal proposito l’art. 32 della Costituzione italiana: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». E riportano il Regolamento UE 953/2021, il quale chiarisce che «è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono state vaccinate» per diversi motivi o «che hanno scelto di non essere vaccinate».
Un precedente pericoloso
Pertanto, suonano l’allarme gli estensori dell’appello, il rischio è che il Green Pass spinga l’Italia verso una china sinistra. Per loro sospendere dall’insegnamento o escludere dalle aule universitarie i renitenti alla “tessera verde” viola «quei diritti di studio e formazione che sono garantiti dalla Costituzione» e rappresenta «un pericoloso precedente». Il rischio, insomma, è che la società venga suddivisa in cittadini di serie A e cittadini di serie B. «Quella del “green pass” è una misura straordinaria, peraltro dai contorni applicativi tutt’altro che chiari, che, come tale, comporta rischi evidenti, soprattutto se dovesse essere prorogata oltre il 31 dicembre, facendo affiorare alla mente altri precedenti storici che mai avremmo voluto ripercorrere», si legge nell’appello.
L’auspicio
Il loro obiettivo è che «si avvii un serio dibattito politico nella società e nel mondo accademico tutto (incluse le sue fondamentali componenti amministrativa e studentesca), per evitare ogni penalizzazione di specifiche categorie di persone in base alle loro scelte personali e ai loro convincimenti, per garantire il diritto allo studio e alla ricerca e l’accesso universale, non discriminatorio e privo di oneri aggiuntivi (che sono, di fatto, discriminatori) a servizi universitari». Di qui la richiesta finale, «che venga abolita e rifiutata ogni forma di discriminazione».
Image source: placca università, photo by Renardo la vulpo from Wikimedia Commons, self-published work, edit by “iFamNews”, licensed by CC BY-SA 4.0
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