Gran Bretagna, l’aborto «on call» è per sempre

Definitiva anche in Inghilterra e nel Galles la norma che consente l’accesso all’aborto farmacologico per telemedicina

Ragazza al telefono

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In Gran Bretagna, la possibilità di accedere all’aborto farmacologico a domicilio, dopo un consulto solamente telefonico, è divenuta permanente. Lo era già in Scozia, ora lo è anche in Inghilterra e nel Galles, che ne avevano dato l’annuncio all’inizio dell’anno.

Istituita in principio per far fronte alle cosiddette “urgenze” durante i lunghi lockdown dovuti alla pandemia da CoViD-19, ormai la normativa ha perso carattere “emergenziale” ed è divenuta ancora più tristemente di routine.

Fino alla decima settimana di vita del bambino nel grembo materno, anche le donne inglesi e gallesi potranno ingerire una pillola di mifepristone prima e una di misoprostolo poi, per “disfarsi” di una vita umana senza neppure il disturbo di uscire di casa. Un colpo di telefono, quando va di lusso una video-call, e la questione è risolta.

Nessuna attenzione all’ipotesi gravissima che possano compiersi abusi raccapriccianti, evidenziata più volte e non solo da «iFamNews»: la necessità di una datazione precisa e sicura dell’epoca della gravidanza, la comprensione reale da parte della donna di ciò che sta per fare, l’eventualità di costrizione per mano di partner violenti o di sfruttatori della prostituzione o di abusatori di minori, nulla lede questo tragico “diritto”.

Anzi, è prevista, chissà che bellezza, una guida apposita per ragazze minorenni che intendano usufruire della possibilità di abortire da sole nel bagno di casa. Il Royal College of Pediatrics and Child Health, infatti, creerà un vademecum per le minori di 18 anni che accedano agli aborti in telemedicina «[…] per assicurarsi che sia in atto un’adeguata tutela».

Nessun interesse neppure per la loro salute, dal momento che le complicanze della procedura, durante la quale il piccolo viene espulso dall’utero, con annessi e connessi e rischio di necessità di cure mediche, sono liquidate facendo spallucce.

Claire Murphy, amministratore delegato del British Pregnancy Advisory Service (BPAS), ente “di beneficienza” dichiaratamente filo-abortista, afferma di essere «assolutamente felice che gli aborti precoci in casa saranno ora consentiti su base permanente». Nessun dubbio che la signora ne sia lieta, considerato il servizio a 360 gradi, e non gratuito, che il BPAS offre pur di negare alla vita di venire alla luce.

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