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Francia, separare il grano dal loglio

La legge «contro il separatismo» al rush finale del Senato

Barbara Santambrogio di Barbara Santambrogio
07/04/2021
in In evidenza, Politica
225
Reading Time: 4 mins read
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Parigi, Jardin du Luxembourg

Image by Sinason from Pixabay

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Last updated on aprile 8th, 2021 at 12:37 am

È prevista per domani, 8 aprile, la conclusione dei lavori del Senato francese sulla legge cosiddetta «contro il separatismo», poi definita successivamente «per il rafforzamento dei princìpi della Repubblica». Lavori ripresi martedì 30 marzo, dopo che a partire dal 15 del mese si erano tenute le audizioni dei leader politici, religiosi e della società civile coinvolti nella discussione.

Si tratta di un disegno di legge controverso, approvato dall’Assemblea nazionale ma tuttora al vaglio nella Camera alta, nato per proteggere la laïcité del Paese e per contrastare il terrorismo di matrice islamica radicale, ma che finisce per toccare nel vivo questioni numerose e ampie che attengono più in generale alla libertà religiosa e di opinione.

La proposta si compone di 55 articoli e copre un ventaglio esteso di istanze. In primo luogo, si punta al rafforzamento del «principio di neutralità nel servizio pubblico», vale a dire l’imposizione a chiunque svolga o ricopra un ruolo “pubblico” di non mostrare alcun segno di appartenenza religiosa, sino a coinvolgere per esempio gli accompagnatori delle classi scolastiche durante le uscite didattiche. 

Si tratta poi di incrementare il controllo sulle associazioni, religiose o meno, di ottenere quella che viene definita «trasparenza delle religioni» e soprattutto del loro finanziamento, di combattere la poligamia, i certificati di verginità e i matrimoni forzati. Se però sembra semplice, per esempio, trovarsi d’accordo nella ricerca di strumenti atti a contrastare l’odio online, sulla scorta dell’orrore generato dall’uccisione dell’insegnante Samuel Paty nell’ottobre 2020, non è così, a voler fare un altro esempio, per quegli articoli del disegno di legge che vorrebbero limitare severamente l’istruzione parentale e domestica.

Sin dall’inizio del dibattimento pubblico, il 30 marzo, anche la maggioranza composta da senatori della Destra e del Centrosinistra appariva divisa su alcune questioni, per esempio sugli emendamenti che riguardano l’uso del velo nel caso di competizioni sportive, manifestazioni pubbliche e comunque per le ragazze minorenni, oppure quello del burqini, sorta di abito per nuotare usato da alcune donne musulmane, nelle piscine pubbliche.

È evidente che non di moda o di look si tratti, bensì di questioni più profonde che acquistano un peso particolare rispetto alle politiche relative all’immigrazione specialmente dai Paesi di religione islamica. Non è un caso, infatti, che emendamenti di tal fatta vedano contrapporsi Bruno Retailleau, presidente del gruppo del partito di Destra Les Républicains nel Senato e fra i contendenti della sfida presidenziale del 2022, e Hervé Marseille, presidente invece del gruppo centrista. Sulla sponda del tutto opposta, i tre gruppi di Sinistra: Socialisti, Comunisti e Verdi.

A oggi, fra gli emendamenti respinti figura il 178, che prevedeva lo scioglimento per via amministrativa delle associazioni, religiose e non, in caso di violazione della «libertà di coscienza» dei loro membri.

Fra quelli approvati, l’emendamento 146 che vieta ai minori di esibire simboli religiosi nei contesti pubblici, non solo il velo, come ovvio, bensì anche un crocifisso o una kippà ebraica o un turbante sikh; il 236 che, come si diceva, proibisce l’uso del burqini nelle piscine pubbliche; il 286 e il 150 che impongono il rispetto della neutralità e della laïcité anche agli accompagnatori degli studenti nelle uscite didattiche, che quindi non potranno mostrare alcun segno di appartenenza religiosa.

Un discorso a parte merita l’Articolo 21, che si occupa nello specifico di istruzione parentale o domestica, e che prevedeva non più la semplice dichiarazione da parte di chi desiderasse avvalersi per i propri figli di tale modalità di formazione scolastica, bensì la necessità di una autorizzazione preventiva da parte delle autorità preposte. Tale articolo è stato al momento rigettato, ma è prevista un’intensificazione dei controlli sulle esperienze di homeschooling esistenti, viste come fumo negli occhi da parte del presidente della Repubblica Emmanuel Macron.

Quanto approvato e quanto stralciato dalla legge «contro il separatismo», come Bruno Retailleau preferisce continuare a chiamarla, non è ancora definitivo; dopo l’iter nel Senato il disegno proseguirà il proprio cammino, quantomeno sino alla Commissione paritetica mista, composta da sette senatori e da sette deputati che dovranno trovare un accordo o rimandare la proposta alle Camere.

Alcune voci in Francia esprimono preoccupazione, certamente fra la comunità islamica ma anche fra i cattolici e i cristiani di altre confessioni. Il timore è che una legge pensata per contrastare il terrorismo e il fondamentalismo si riveli invece un pericoloso grimaldello, utile per limitare pesantemente la libertà religiosa e certamente la sua espressione.

Si teme, cioè, una presenza dello Stato sempre più pervasiva e limitante, pur mascherata di buone intenzioni, in un Paese in cui talvolta codesto Stato si permette ampie incursioni nella coscienza dei cittadini.

Tags: FranciaLibertà di educazioneLibertà religiosaVetrina
Barbara Santambrogio

Barbara Santambrogio

Dopo un percorso lavorativo originale e variegato, nel campo della pubblicità e dell’editoria, ma anche nel mondo enologico, è approdata finalmente a occuparsi di quanto più la appassiona. Oggi scrive (per il web, ma non solo), si occupa di traduzioni e insegna nella scuola primaria. Mamma biologica e adottiva, ama leggere e il running.

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