Last updated on aprile 21st, 2021 at 06:18 am
La Francia senza pace, che si dibatte fra una proposta di legge sulla bioetica che è letteralmente aberrante e un tentativo pericoloso di riformulare il laicismo attraverso la legge sul cosiddetto «separatismo», ha un appuntamento con la morte procurata.
Assieme alla legge sul «separatismo» che arriva in Senato, domani, giovedì 8 aprile, verrà infatti presentata, nell’Assemblea Nazionale, la proposta di legalizzare uno dei tanti ossimori dei nostri tempi, il «suicidio assistito», che ancora e sempre fa aggrottare le sopracciglia. Perché, se il suicidio è l’atto di darsi la morte da sé, uno che per suicidarsi abbia bisogno di concorso esterno, smette di fare da sé: e allora come si chiama quel gesto, se il négligé del «suicidio assistito» non copre affatto le vergogne?
La proposta di domani è l’ennesima: la quarta ad attendere sul tavolo del parlamento francese. A promuoverla è Olivier Falorni, deputato del Parti radical de gauche.
Ora, sul quotidiano Le Figaro del 5 aprile lo scrittore Michel Houellebecq ha scritto che «una civiltà che legalizza l’eutanasia perde il diritto a qualsiasi rispetto», spiegando che, quando gli eutanasisti parlano di «compassione», «la menzogna è palpabile » e che l’esposizione delle motivazioni accampate per la proposta di legalizzazione è «comica».
Francamente mi importa poco delle opinioni di Houellebecq poiché mi importa poco delle opinioni di chiunque, a cominciare dalle mie. Con le opinioni ci si lastricano infatti strade inutili. Non sono le opinioni ciò che fa la differenza, bensì la realtà nuda e cruda delle cose. Ammazzare un innocente e spacciare la cosa al parchetto sotto casa come dosi di carità per uso personale è odiosamente ipocrita. Tanto varrebbe legalizzare subito l’omicidio in tutta la sua franchezza: una opinione per indossare il négligé trasparente la si trova infatti sempre.
Se invece il vivere associato degli uomini, da sempre, stigmatizza la soppressione volontaria di un innocente assieme ad altri crimini è perché non sono le opinioni quelle che contano, ma la materia grave. Tutto il sodalizio umano in tutta la storia dell’uomo si fonda su fatti evidenti come il fatto che uccidere un innocente sia male. Questo stigma e altri sono la palizzata eretta attorno al villaggio per tenere lontano il mostro; se lo steccato viene abbattuto, la bestia inesorabilmente dilaga facendo scempio finché nel villaggio non resta più alcuno. Per questo, quando Houellebecq dice che una civiltà che legalizzi l’eutanasia perde diritto a qualsiasi rispetto non esprime affatto il proprio “secondo me” nella gazzarra degli opinionisti, ma ripete una constatazione contro la quale nessuna opinione tiene.
Una civiltà che legalizzi la soppressione di un innocente è come una civiltà che legalizzi l’omicidio: abbatte lo steccato e lascia entrare la bestia, perdendo ipso facto il diritto al rispetto, giacché, non rispettando la dignità degli abitanti del villaggio difesi dal recinto, non è degna di essere ritenuta a misura di uomo.
Non bisogna essere dei fan del controverso e antipatico Houellebecq per vedere che se la Francia un giorno approverà il «suicidio assistito», la Francia smetterà di meritare rispetto esattamente come già non lo meritano più i Paesi Bassi, il Belgio e il Lussemburgo dove il «suicidio assistito» è legge. Non perché lo dica Houellebecq, ancorché le cose ovvie diventino più appariscenti quando le ripetono persone appariscenti, ma perché è un fatto incontrovertibile.