Francia: bocciata (o quasi) la transizione di genere tra i minori

Fortissime perplessità e riserve dell’Accademia Nazionale di Medicina che raccomanda il ricorso alla psicoterapia, a scapito dei trattamenti ormonali

Manifestazione LGBT+

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Tra le istituzioni mainstream occidentali che stanno frenando sulla “fluidità” dei minori, c’è l’Accademia Nazionale di Medicina francese. In un breve documento, approvato il 28 febbraio, con 59 voti favorevoli, 20 contrari e 13 astensioni, il prestigioso istituto ha preso posizione sul tema La medicina di fronte alla trans-identità di genere nei bambini e negli adolescenti.

In merito alla sempre maggiore disinvoltura con cui viene disposta la transizione di genere tra i minori, il giudizio dell’Accademia è tutt’altro che indulgente. «La transitorietà di genere corrisponde a un sentimento, forte e per più di sei mesi, di identificazione con un genere diverso da quello assegnato alla nascita», si legge nella dichiarazione. «Questa sensazione può causare sofferenze significative e prolungate, che possono portare al rischio di suicidio. A riguardo non è stata individuata nessuna predisposizione genetica».

L’Accademia Nazionale di Medicina francese riscontra un netto aumento di tale «disarmonia» tra i minori in particolare in America del Nord e nel Nord Europa. Uno studio compiuto su una dozzina di scuole superiori di Pittsburgh ha rilevato che «il 10% degli studenti si dichiara transgender, non binario o di genere incerto». Se, nel 2003, il Royal Children’s Hospital di Melbourne aveva diagnosticato un solo bambino con disforia di genere, oggi, lo stesso ospedale australiano ha in cura quasi 200 bambini con disforia.

Social network gravemente responsabili

La diffusione del fenomeno, prende atto l’Accademia, è direttamente proporzionale alla pervasività di tutti i messaggi a vario titolo collegati all’identità di genere, a partire dai social network. Al tempo stesso, si riscontra una «crescente offerta di cure, sotto forma di consulenze o terapie in cliniche specializzate, a causa del disagio che provoca e non di una malattia mentale in quanto tale». Cure e terapie che coinvolgono nei primi step la «psichiatria», poi, quando il disagio persiste, l’«endocrinologia», la «ginecologia» e, in ultima analisi, la «chirurgia».

Gli accademici francesi raccomandano «grande cautela medica» nei confronti di bambini e adolescenti, in considerazione della «vulnerabilità, soprattutto psicologica», di questa fascia d’età e dei «numerosi effetti avversi, anche gravi, che alcune delle terapie disponibili possono causare». A riguardo, gli studiosi citano la decisione del Karolinska University Hospital di Stoccolma di vietare l’uso di bloccanti ormonali.

«Effetti collaterali» devastanti

Pur essendo consentito in Francia l’uso di bloccanti ormonali o di ormoni del sesso opposto da parte dei minori (previo consenso dei genitori), l’Accademia Medica esprime «massima riserva» sul ricorso agli stessi, tenendo conto di «effetti collaterali» che vanno dall’«impatto sulla crescita», all’«indebolimento osseo», dal «rischio di infertilità» alle «conseguenze emotive e intellettuali», mentre, tra le ragazze, spesso emergono «sintomi che ricordano la menopausa».

Per quanto concerne i trattamenti chirurgici invasivi, quali la mastectomia (consentita in Francia dai 14 anni) o la rimozione dei genitali esterni (pene, vulva), gli accademici raccomandano di sottolinearne sempre l’«irreversibilità».

Altro risvolto determinante: l’inesistenza di strumenti diagnostici in grado di distinguere tra «disforia di genere strutturale» e «disforia adolescenziale transitoria». Ciò rende necessario un «supporto medico e psicologico adeguato» a tutti i bambini e adolescenti che ne soffrano. Questa attenzione, sottolineano gli accademici francesi, è tanto più raccomandabile, quanto più è «in crescita» il numero di «giovani adulti transgender desiderosi di fare “detransizione”».

Inizio di un’inversione di tendenza?

In definitiva, se da un lato, l’Accademia Medica Nazionale francese non si è presa la responsabilità di bocciare in toto la transizione di genere per i minori, il suo documento va di pari passo con una graduale inversione di tendenza a livello globale. Non si tratta, peraltro, dell’unico segnale in questa direzione, in Francia.

In altre parole, le raccomandazioni sono per un avanzamento della scienza e un arretramento dell’ideologia. L’indirizzo degli accademici francesi è molto chiaro ed è articolato in una serie di punti, tra i quali: 1) un «sostegno psicologico» più approfondito, a scapito del ricorso disinvolto ai trattamenti ormonali o chirurgici; 2) una migliore «formazione clinica» degli specialisti allo scopo di «informare e guidare i giovani e le loro famiglie»; 3) la «promozione della ricerca sia clinica che biologica, oltre che etica»; 4) la «vigilanza dei genitori» di fronte al disagio e alle domande dei figli, in particolare riguardo alla «eccessiva consultazione dei social network, dannosa per lo sviluppo psicologico dei giovani e responsabile di una parte molto importante della crescita di una sensazione di incongruenza di genere».

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