Finlandia, là dove non si nasce più

L’associazione degli industriali si appella al governo. Bene i bonus, ma non sono la soluzione

Last updated on Febbraio 17th, 2020 at 04:19 am

È un crollo senza soluzione di continuità quello che caratterizza l’indice di natalità in Finlandia. Se nel 2010 l’indice segnava 1,87 figli per donna, dieci anni dopo si ferma a 1,41. Una situazione che mette a rischio la tenuta del sistema pensionistico finlandese. Per questo scende in campo persino l’Ek, l’equivalente dell’italiana Confindustria, che lancia un appello al governo: «Oggi non basta più garantire alle madri il posto di lavoro in gravidanza, servono ulteriori misure».

La Finlandia è considerata da sempre uno degli Stati più all’avanguardia nel sostegno alla natalità: nel 2019 il primato dei Paesi più a misura di bambino è stato assegnato da Save the Children a Singapore, seguito da Svezia e Finlandia, con l’Italia all’ottavo posto in graduatoria. Una medaglia di bronzo per la Finlandia, cioè, che dopo anni di prime posizioni è rimasta comunque sul podio. Merito di molti fattori, tra i quali la baby box, ormai diffusa in tutto il mondo. Si chiama “äitiyspakkaus” ed è una scatola di cartone contenente il corredino per il bambino e tutti quegli oggetti fondamentali per le prime settimane di vita: vestitini, una piccola scorta di pannolini, prodotti per il bagnetto, un termometro, un libro di favole, un giocattolo e un mini-materasso delle stesse dimensioni della scatola, in grado di trasformarla in una culla. Sono ormai più di 75 anni che il governo regala a ogni neomamma finlandese una baby box (la prima è stata consegnata nel 1937), indipendentemente dal suo status sociale, e questo ha contribuito anche a ridurre la mortalità infantile, una vera piaga che colpiva soprattutto le famiglie più povere.

Oggi è anche possibile chiedere di ricevere l’equivalente in denaro della baby box e in questo caso si ottiene un assegno di 760 marchi finlandesi, pari a circa 130 euro. In Finlandia l’indennità di maternità o paternità corrisponde a circa l’80% dello stipendio, ma, nel caso in cui fosse disoccupata, la madre avrebbe comunque diritto a un’indennità che parte da un minimo di 60 marchi finlandesi al giorno, in pratica circa 10 euro al giorno. Tutti i bambini in età prescolastica hanno diritto a frequentare gli asili comunali, dove tra l’altro, per legge, i bambini devono giocare il più possibile all’aria aperta. Fino ai 6 anni, infatti, secondo il governo finlandese è meglio che i bambini imparino le nozioni attraverso il gioco, la relazione con i loro coetanei e la scoperta della natura. Sui banchi si passa quindi non più di un giorno a settimana, senza l’obbligo però di restare fermi o seduti a lungo.

Ci sono poi amministrazioni locali che aggiungono contributi comunali a quelli già previsti dal governo: è il caso di Lestijärvi, piccolo comune di circa 840 anime, che ha deciso di destinare un bonus pari a 1.000 euro l’anno per i primi dieci anni a tutte le famiglie che hanno un figlio. Dopo la baby box dunque, ecco il baby bonus in uno dei comuni più piccoli della Finlandia, dove la crisi della natalità si fa sentire maggiormente. Eppure, nello Stato migliore per nascere, le nascite continuano a calare, tanto che secondo la Confederazione delle industrie finlandesi, salvo un’inversione di tendenza nelle nascite, potrebbe essere necessario far entrare nel Paese 30mila nuovi immigrati per reggere il ricambio nel mondo del lavoro. Se oggi è l’Ek, Confederation of Finnish Industries, a far sentire la voce per chiedere un intervento al governo, nel 2017 era stato Antti Juhani Rinne, presidente del Partito socialdemocratico ed ex ministro delle Finanze della Finlandia, a invitare le donne a fare figli per amore di patria, dichiarazione che aveva causato una lunga scia di polemiche. Oltre le parole rimangono comunque i dati, che confermano il trend negativo per il decimo anno consecutivo. Tanti i dubbi e le paure, una la certezza: i bonus e gli assegni non possono essere l’unica soluzione.

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