Last updated on Febbraio 23rd, 2021 at 10:05 am
Ai primi di maggio 1991 accompagnai mia moglie, per la prima volta, da una ginecologa. Era la nostra prima gravidanza e quella era una prima visita. La ginecologa, referenziata come “cattolica”, ci propose un test sperimentale su campioni di sangue. Alla sua proposta diede un taglio scientifico, indugiando anche su probabilità e statistiche non sapendo che mia moglie fosse docente universitaria di Matematica. Alla mia richiesta di conoscere la finalità del test proposto la risposta fu: «Così siamo ancora in tempo». «In tempo per cosa?», incalzai la ginecologa, che rispose ancora una volta in modo ambiguo: «Ci fosse qualcosa che non va…». Terminai subito: «Dottoressa, quanto le dobbiamo?».
Uscimmo dallo studio imbarazzati per la referenza (sin dall’antichità i cristiani si distinguono per il rispetto portato sempre a ogni vita) e in fondo terrorizzati: avevamo portato nostro figlio nella tana del lupo. Per fortuna sul piano scientifico eravamo attrezzati e non abbiamo subito il timore reverenziale tipico del paziente rispetto al medico. Non avevamo mai pensato a un figlio con sindrome di Down, ma a quel punto ci siamo interrogati. Il figlio che stava arrivando era nostro o ci veniva affidato affinché lo facessimo crescere? Esistono figli che non hanno problemi? In ogni caso a quel figlio volevamo già bene, a maggior ragione se avesse avuto delle difficoltà.
Selezione “gratis”
Da allora sono passati quasi 30 anni. Ora siamo in presenza di un Consiglio regionale del Piemonte che, di fronte a un curriculum CoViD-19 di 9mila morti nel 2020, il quale fa salire a 34mila il saldo negativo regionale nel bilancio tra morti (53mila) e nati (28mila), impegna la Giunta alla selezione eugenetica.
Lo strumento individuato è il NIPT, ovvero «Non Invasive Prenatal Test». Serve a sequenziare alcuni frammenti del DNA del bimbo nel grembo materno presenti nel sangue della madre. Il 3 febbraio il Consiglio regionale ha approvato sia la valutazione di fattibilità della sua introduzione da erogare attraverso il Sistema sanitario regionale, come proposto dal consigliere Sara Zambaia della Lega, sia la gratuità dello stesso NIPT (leggi lo pagano i piemontesi) per tutte le donne residenti in Piemonte, come proposto dal consigliere Marco Grimaldi di Liberi e Uguali. Con concorso sia della maggioranza sia dell’opposizione il Consiglio regionale, governato dal Centrodestra, vorrebbe insomma copiare quanto fatto dal governatore di sinistra dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che ha introdotto il costoso test prenatale “gratuito” per tutte le mamme in attesa onde fare “pulizia” sulla base del corredo cromosomico.
Tra madre e figlio, si sa, vi sono scambi straordinari e armoniosi, non solo biologici, che dicono del loro legame profondo. Ora il NIPT vuole però accertare se il bimbo nel grembo materno sia portatore della sindrome di Down, senza rivelare ai genitori e in genere ai piemontesi paganti la finalità vera di tale accertamento. Tristemente, facilmente intuibile. Sono ancora calde le mani per gli applausi tributati alla senatrice a vita Liliana Segre nel Giorno della memoria, in ragione della sua testimonianza a fronte della discriminazione, della selezione e dello sterminio cui sono stati sottoposti gli ebrei in Germania e nei territori occupati dal Terzo Reich. Oggi come allora c’è qualcuno che vuole decidere quale sia la vita degna di essere vissuta.
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