Last updated on Ottobre 2nd, 2020 at 02:06 am
Un braccio distrutto per metà, un altro completamente spezzato, la testa in frantumi. Giace a terra così la statua del Sacro Cuore di Gesù: giace sul pavimento di marmo ricoperto di detriti della cattedrale di San Patrizio, a El Paso, in Texas. Ma il violento atto di vandalismo, raccontato dal Catholic Herald pochi giorni fa, è solo uno dei tanti episodi che si verificano ogni giorno nel mondo ai danni della fede cristiana. Con numeri in costante crescita in Europa: secondo una ricerca effettuata dall’Istituto Gatestone, nel 2019 oltre 3mila chiese, cimiteri e monumenti cristiani del Vecchio Continente hanno subito atti di vandalismo. Una media di 5 attacchi al giorno.
La scintilla
I riflettori si sono accesi adesso anche in Italia, dopo l’abbattimento, a Milano, della statua di Sant’Antonio posta in via Farini. Staccata dal basamento, la pesante statua in bronzo, realizzata nel 1932 dallo scultore Giuseppe Maretto (1908-1984), è stata rovesciata nella fontana che sta davanti alla chiesa di Sant’Antonio da Padova. Ed è stata trovata così alle prime luci dell’alba da un passante, che ha subito dato l’allarme.
Quasi nello stesso giorno a El Paso un uomo entrava nella cattedrale, in pieno giorno però, alle 10 del mattino. Si avvicinava alla statua di Gesù posta accanto all’altare, e la spingeva a terra con forza, frantumandone la testa. Il vescovo di El Paso, monsignor Mark Seitz, ha dichiarato al Catholic Herald: «Sono devastato da questa perdita insostituibile e so che lo saranno anche i fedeli di questa comunità parrocchiale e l’intera chiesa di El Paso. Certamente chi lo ha fatto deve essere una persona molto disturbata per aver attaccato questo luogo pacifico della nostra città e questa immagine del Re della Pace. Sarà nelle mie preghiere».
Se da un lato il vescovo esprime gratitudine, perché l’uomo ha colpito una statua e non una persona vivente, allo stesso tempo ricorda che «una statua, in particolare questa statua, rende concrete e ci collega a persone e a ideali che non sono visibili agli occhi. Ci rivela realtà che ci sono vicine, ma invisibili». E proprio questa realtà altra sembra essere il vero obiettivo degli attacchi registrati nel 2019.
Come la cristianofobia crescente in Francia, denunciata da “iFamNews” in marzo: nel Paese sono stati portati a termine oltre mille attacchi in un anno. Attacchi che non possono essere derubricati a semplici furti, in quanto i quadri e i preziosi arredi sacri vengono lasciati intatti, mentre la violenza si sfoga su statue di santi e tabernacoli. Ma l’orrore non si ferma alla Francia. Basta recuperare un calendario del 2019 e appuntarvi sopra alcune date per comprendere l’emergenza.
Incendi
Il 15 dicembre scoppia un incendio nell’antica chiesa di Saint-Just-en-Bas, in Francia. Evacuate decine di persone, fortunatamente tutte in salvo. Il tetto era stato ristrutturato pochi mesi prima. Il 16 novembre viene appiccato un incendio nella chiesa di Santa Katharina a Buschhoven, in Germania. Si è trattato del secondo di natura dolosa nel giro di poche settimane. L’8 ottobre viene dato fuoco all’altare della chiesa di Sant Joan, a Lleida, in Spagna. Il 4 settembre un incendio distrugge completamente la chiesa di Santa Maria Vergine a Wimbotsham, in Inghilterra. La chiesa, costruita nel 1175, ha subito danni strutturali gravi e il 100% degli arredi sacri è andato perduto.
Il 12 giugno a Vienna, in Austria, un incendio divampa nella chiesa domenicana di Santa Rotonda. Prima dell’intervento dei vigili del fuoco è un turista a cercare di fermare le fiamme, utilizzando l’acqua benedetta che trova all’ingresso della chiesa. Il 19 marzo in Italia un uomo tenta per due volte consecutive, per fortuna senza riuscirvi, di dare fuoco alla cattedrale di Senigallia. Il 17 gennaio a Grenoble, in Francia, l’antica chiesa di Saint Jacques viene completamente distrutta da un incendio. In piedi è rimasto solamente il campanile, gravemente danneggiato.
Cimiteri
Il 23 dicembre a Villeroux, in Belgio, decine di tombe in un cimitero locale sono state profanate, le lapidi rovesciate e le croci frantumate. Il 30 novembre, a Saint-Priest-la-Prugne, in Francia, un cimitero è stato saccheggiato: lapidi divelte e simboli sacri fatti a pezzi dai vandali. Il 27 ottobre a Zabrze Helence, in Polonia, 29 lapidi e 22 croci sono state distrutte nel cimitero della Beata Vergine Maria Madre della Chiesa.
Il 21 luglio a Hadsund, in Danimarca, un uomo di 45 anni è entrato nel cimitero locale e ha dipinto, con una bomboletta spray, il numero 666 su 87 lapidi. Il 20 giugno a Evesham, in Inghilterra, vandali deturpano le lapidi del cimitero della chiesa parrocchiale di St. Andrews con graffiti di natura satanica. Il 16 giugno, nello stesso cimitero, sono state profanate più di 100 tombe.
Attacchi violenti
Il 13 novembre a Segovia, in Spagna, la chiesa di San Agustín, che risale al secolo XVI, viene deturpata con numerosi segni anarchici. Un gruppo “antifascista” chiamato Yesca rivendica la responsabilità del vandalismo. L’8 marzo a Valladolid, sempre in Spagna, un gruppo di femministe con i volti coperti da sciarpe nere fa irruzione nel palazzo dell’arcivescovado. Il 19 giugno a Londra, in Inghilterra, vandali assaltano contemporaneamente quattro chiese. Prima danno fuoco ai portoni, poi in ogni chiesa incidono sulle pareti pentagrammi, spirali, il numero 666 e la parola «inferno».
Il 31 gennaio a Vendôme, in Francia, ignoti fanno irruzione nella chiesa della Madeleine, rubando l’antico tabernacolo ligneo e le ostie consacrate. Secondo il parroco, don Pierre Cabarat, l’attacco «è una profanazione, un’aggressione alla comunità cristiana».
Il silenzio complice
È solo un piccolo rimando ai tremila attacchi registrati in tutta Europa, che comprendono anche la distruzione dei presepi e centinaia di atti blasfemi compiuti all’interno delle chiese. Una cronaca che stravolge la vita di piccole comunità e che meriterebbe di essere riportata anche sui media nazionali, con reportage e analisi che ne indaghino le cause. Grazie ai giornali locali e alla ricerca dell’Istituto Gatestone però è possibile ricostruire un 2019 sommerso, che non ha suscitato né dibattiti nei talk show né manifestazioni, ma che pretende nuova attenzione nei confronti della libertà religiosa, senza la quale tutte le libertà sono in grave pericolo.
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