Contro Sanremo

Scempiaggini, offese, aggressioni e soprattutto il già visto. «CitizenGo» chiede che la blasfemia cessi. «iFamNews» pure

Achlle Lauro

Achille Lauro al Festival di Sanremo

Cioè, a dirla tutta il Festival di Sanremo sarebbe di per sé uno spettacolo per famiglie. Sì, non è l’ideale che le famiglie consumino tutto il proprio tempo, tutto quel poco tempo che resta loro dentro il logorio della vita moderna, davanti al televisore, nemmeno se dessero tutte le sere a reti unificate e in loop imperituro I dieci comandamenti di Cecil B. DeMille, ma scagli la prima pietra chi non ha mai detto al confessore di essersi concesso qualche ora di teleschermo con moglie, marito e figli.

E siccome al Festival di Sanremo si canta, la famiglia ascolta e fischietta pure. Nulla di male, dai. Ma facciamo un passetto indietro. Al Festival di Sanremo si canta? Cioè si canta davvero, si canta ancora? Forse. Gli è però che non se ne accorge nessuno nel rutilare di fesserie, attacchi, aggressioni, offese e scempiaggini: fesserie nei testi delle canzoni, attacchi al pudore, aggressioni alla morale, offese alla pietà religiosa, scempiaggini anche oltre i testi delle canzoni. E, come sempre, una a dose abbondante di propaganda. «iFamNews» lo ha scritto, ed è stato facile profeta di sventura: LGBT+, droga, spregio delle donne e razzismo, tutto con i soldi del nostro canone.

Epperò ieri sera, nella serata inaugurale, la stucchevole enfasi del conduttore, Amadeus, nel promuovere sempre e ovunque i propri beniamini Achille Lauro e Måneskin ha dato il la alla kermesse nel modo peggiore. Cioè con lo scontato, la replica, l’usato sicuro.

Ora, sono certamente più trasgressivo io quando vesto l’abito blu e la cravatta scura che non Achille Lauro seminudo e i Måneskin in reggicalze e conchiglia, ma il mondo parvenu pensa che Achille Lauro e i Måneskin siano trasgressivi. E il mondo è pieno di uomini d’onore. Fa nulla se abbiamo già tutto visto, già tutto sentito, già tutto digerito ed espulso. Fa nulla se da Jim Morrison a Ziggy Stardust, da Iggy Pop a Frank Zappa, dai Velvet Underground a metteteci voi il nome che volete, tutto è già stato visto, sentito, digerito. Fa niente se i Måneskin sembrano i Damned del vampiresco «Desperate» Dave Vanian alla matriciana (si vede che ai Rolling Stones piace portarsi in tour un piatto di spaghetti) e fa nulla se le auto-aspersioni di Achille Lauro sono acqua fresca a fonte delle cerimonie officiate sul palco dal Lizard King dei Doors o dell’ancheggiare blasfemo di Luise Veronica Ciccone alias Madonna, madre di Lourdes, quando cantata Holy Water (e no, questa non è acqua) contornata da ballerine (s)vestite da suora che fanno la pole dance.

Ma la gente è di bocca buona, e il marketing pure, e così va in scena il doppione. Soprattutto va in scena di tutto, perché tutti si aspettano oramai tutto: l’attesa è parte del piacere, e pure del dispiacere. E così, se Sanremo non facesse parlare di sé per tutto tranne che per la musica, non sarebbe più lo spettacolo per famiglie diversamente tali che si è imposto di essere per non sfigurare lungo le vie del centro.

Ieri sera Sanremo ha sbracato. Il programma flagship della RAI, televisione di Stato, pagata dai cittadini italiani, ha vilipeso i sentimenti più profondi di milioni di cittadini italiani paganti il canone, ha urtato la sensibilità religiosa di milioni di cittadini italiani paganti il canone, ha sputato sul credo di milioni di cittadini italiani paganti il canone, ha ingiuriato la morale di milioni di cittadini italiani paganti il canone e soprattutto si è coperto di ridicolo pusillanime, tutto appunto a spese mie, vostre, degli italiani.

È patetico. Così tanto che bisogna farlo e farglielo sapere. Come ha fatto «CitizenGo» lanciando una petizione di protesta ai vertici RAI e alla commissione di vigilanza che in poche ore ha raccolto migliaia e migliaia di firme.

«CitizenGo» ha domandato all’associazione «Family Day», all’associazione «Non si tocca la famiglia» e ad «iFamNews» di condividere quella petizione, e noi lo abbiamo fatto subito. Fosse anche solo per mandare ai poteri forti tarallucci e vino un messaggio chiaro: in Italia non sono tutti così ebeti da bearsi di frescacce. Qualcuno con un po’ di spina dorsale è rimasto in questa terra desolata, e i soldi del suo canone non valgono meno.

Firmate anche voi la petizione di CitizenGo. E, già che ci siete, firmate anche la petizione di «iFamNews» che chiede conto alla RAI pure di un’altra sua sconcezza trasmessa in fascia protetta.

Che si sappia che su Marte c’è vita, che non tutti in Italia hanno l’encefalo piatto, che non tutti nel nostro Paese sono intelligenti asintomatici.

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