Last updated on marzo 15th, 2021 at 09:51 am
Già ogni giorno ha la propria pena. Poi il 2020 è stato un annus horribilis fra CoViD-19 e dintorni, e il 2021, se va bene, sarà quantomeno in salita. Sotto, lo scenario di fondo è un inverno demografico avvilente, che divora la speranza. In questo campo di battaglia che è diventata l’esistenza quotidiana di ognuno la vita, ogni vita umana è un segno di resistenza e uno strumento di resilienza. Decisivi.
Forse non ci abbiamo mai pensato, ma perché allora non salutare, non accogliere, non ringraziare ogni vita umana che si affacci al mondo allietando la Terra? Sì, perché ogni vita umana che nasce allieta la Terra, per definizione. A ogni nuova vita non mancherà la propria dose di difficoltà, di sofferenza, di guai. Eppure la vita è, in quanto tale, l’affermazione più forte che l’uomo conosca, che l’uomo possa contribuire a generare.
Salutiamola, allora, la vita. Cominciamo subito a farlo.
Oggi “iFamNews” racconta una bella storia. Nata come un’opera d’arte, certo, ma che bello quando finalmente l’arte imita la vita, inchinandosi alla vita. Che bello quando l’arte, che è la celebrazione del bello, celebra la cosa più bella di tutte, appunto la vita.
Ogni volta che nasce un bimbo, in un ospedale, qualcuno schiaccia un pulsante e grida al mondo la gioia di quell’evento. L’opera d’arte è questa. In qualche cittadina d’Italia e d’Europa quest’arte è diventata un fatto. Poi, per una qualche ragione più o meno interessante, la cosa è rientrata, dimenticata.
Ebbene, rilanciamola, riprendiamola, rifacciamolo. Accendiamo una lampada ogni volta che nel mondo nasce una vita. Nel mondo, certo, ma cominciamo dal nostro Paese.
Prendiamo carta e penna, anzi la tastiera e scriviamo: ai sindaci della nostra città, piccola o grande che sia; agli assessori competenti; ai giornali locali e a quelli nazionali. Scriviamo ai deputati e ai senatori italiani, ai leader di partito, agli opinion maker. Scriviamo a quanti più possibile e chiediamo questo piccolo, semplice gesto. Accendere una lampada in un luogo pubblico, ben visibile, centrale delle nostre città ogni volta che una buona, ottima notizia viene al mondo.
Una civiltà si riconosce e giudica dai dettagli, e io sono profondamente convinto del fatto che nessuno dirà no a una iniziativa così. Se questa iniziativa non prenderà piede, allora, sarà soltanto perché non ci siamo spesi abbastanza, perché non abbiamo spinto, perché non abbiamo scritto.
Chiunque è d’accordo. Persino chi pensa (e noi pensiamo l’esatto contrario) che l’aborto sia un diritto.
Chi pensa che l’aborto sia un diritto della persona afferma infatti di non corteggiare affatto la morte, dice che l’aborto è sempre un dramma, sostiene che l’aborto è comunque una necessità che, potendo, si dovrebbe evitare. Anche chi pensa che l’aborto sia un diritto dice di amare la vita, afferma di celebrare la vita.
Ecco, quindi, un’occasione grande per dimostrare che civiltà siamo. Vorrei tanto che chi sostiene l’aborto un diritto si spenda ora assieme a me, assieme a noi per far sì che in tutte le nostre città venga accesa una lampadina ogni volta che un bambino nasce in un ospedale. Costa quattro soldi, e quotidianamente noi ne buttiamo almeno cinque di soldi in futilità.
Facciamolo, allora, assieme, questo gesto di conciliazione e di riconciliazione, di condivisione di bellezza. Accendiamo la vita per sconfiggere la tetraggine della morte. Forza, la campagna della luce per la vita è iniziata e io vi aspetto. Anche voi abortisti, fra i primi.
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