Adesso la Cina dice no all’aborto. Adesso

Il Paese invecchia e il PCC rimedia. Ma chi crede a uno Stato che si infila nel letto della gente

Cina comunista

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Last updated on Ottobre 3rd, 2021 at 04:26 am

Lunedì 27 settembre il regime neo-post-nazional-comunista cinese ha varato un pacchetto di misure atte a migliorare la «salute riproduttiva delle donne» e fra queste è compresa la drastica riduzione degli aborti per «scopi non medici».

Già l’espressione «salute riproduttiva delle donne» è più che sospetta. È infatti quella usata a livello mondiale dai grandi potentati internazionali per imporre l’aborto, la contraccezione e persino la sterilizzazione alle povere donne e alle donne “povere”. E in più i «diritti sessuali e riproduttivi» sono merce made in China. La Conferenza su popolazione e sviluppo, organizzata nel 1994 a Il Cairo, in Egitto, dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA), ne ha la primazia, ma è stata la IV Conferenza mondiale sulle donne organizzata dalle Nazione Unite a Pechino nel 1995 a socializzare il danno. Dunque varare misure che limitino l’aborto come caso concreto di politiche votate per rendere l’aborto più accessibile è un controsenso ovunque. Ma non in Cina, se il diritto di vita e di morte sui cittadini cinesi, cioè l’aborto ora sì e l’aborto adesso no, lo esercita insindacabilmente lo Stato-regime del Partito Comunista Cinese (PCC).

In Cina, infatti, le famiglie non sono libere. Non sono libere di mettere al mondo prole, di mettere al mondo quanta prole desiderano, di dare la vita liberamente. Hanno soltanto la possibilità di obbedire allo Stato, che sceglie quando i cittadini possano fare figli e quanti figli possano fare i cittadini, cioè quanti figli quando al PCC fa comodo.

Per decenni al PCC ha fatto comodo massacrare i bambini cinesi ancora nel ventre delle proprie madri e per questo ha imposto la politica del «figlio unico» che dal 1979 al 2015 ha immaginato di riparare ai guai economici prodotti dalla lucida follia ideocratica maoista provocando una ecatombe e impedendo la nascita di milioni e milioni di cittadini. Poi al PCC ha fatto comodo poter disporre di qualche cittadino in più e così nel 2015 ha permesso alle famiglie non uno bensì due figli, consegnando i terzi, i quarti e così via alla medesima sorte. Quindi il 31 maggio di quest’anno al PCC sono serviti altri cittadini e ha così aperto al terzo figlio, mentre noi ci chiedevamo che fine facessero i quarti, i quinti, e così via. Oggi al PCC servono ancora più cittadini e così usa della retorica con cui internazionalmente si promuove l’aborto per limitare l’aborto ai soli copi medici. Che quali siano è sempre un mistero (nel mondo questa dicitura copre abusi), mentre chi lo decide e quando lo decida non lo è. Sarà infatti, ora e sempre, il PCC, a seconda del proprio fabbisogno di persone.

Esattamente come il PCC gestisce i corpi umani per disporre di pezzi di ricambio quando ne ha bisogno, il PCC gestisce le famiglie come fabbriche di cittadini, decidendo di volta in volta il ritmo di produzione.

La Cina sta invecchiando rapidamente. Perderà milioni di cittadini e ora nel 2050 sembra che un terzo dei suoi abitanti sarà over 60 anni. Questo vanificherà quel po’ di ceto medio che è comunque cresciuto dalla seconda metà degli anni 1970 sgretolando la solidarietà intergenerazionale, cioè i due pilastri del welfare vero. Quindi corre ai ripari con l’unico schema di cui è capace: il controllo e l’imposizione.

Negli anni del maoismo il controllo e l’imposizione spingevano il Paese a un balzo economico in avanti che, impossibile a realizzarsi, ha prodotto la catastrofe. Dopo il maoismo i neo-post-maoisti, i diversamente maoisti compresi, hanno usato il controllo e l’imposizione per aggiungere ecatombe a ecatombe. Ora il neo-post-nazional-comunismo di Xi Jinping (che da anni è parte della Costituzione cinese, che viene da tempo martellata nella testa della gente con delle app per smartphone sfuggire alle quali costa carriera e altro, e da poco è pure materia di studio obbligatoria nelle scuole cinesi di ogni ordine e grado) adopera il controllo e l’imposizione per cercare di risollevare la Cina dal declino. Un declino che in parte è comune a gran parte del mondo, ed è noto come «inverno demografico», in parte è esito proprio delle politiche neomalthusiane adottate nei decenni scorsi e in parte è frutto del «new normal» che il marxismo-leninismo con caratteristiche cinesi per la Nuova Era – fatto cioè anche di tanto positivismo, di tanto conformismo borghese e di tanto spirito tecnocratico – offre soprattutto ai giovani nella forma di pane (welfare), molti soldi e tanto materialismo, una cocktail esplosivo che ne svuota le vite, li depriva della voglia di futuro e li rende così autoreferenziali da provocare appunto perdite sociali gravi in termini di sostenibilità (pensioni e quant’altro).

Ovvio: «iFamNews» si inginocchia, letteralmente, davanti alla vita sacra di ognuno e tutti, e ringrazia giacché finalmente tanti, molti, moltissimi bambini cinesi non verranno più massacrati e vedranno la luce. Ma al contempo diffida di un regime, qualsiasi regime, in specie un regime totalitario, che strumentalizzi la vita e la morte, concedendo graziosamente la prima e comminando la seconda (come fa con tanti perseguitati e come ancora fa, per restare ad aborto e sterilizzazioni forzate, con le donne delle etnie che ha deciso di polverizzare), per motivi di propaganda, per volontà di potenza, per ragioni di Stato. Amiamo la libertà, e auspichiamo che anche le famiglie cinesi siano libere rispetto al futuro, alla vita e ai figli.

E speriamo che, inginocchiandosi riconoscenti come noi davanti alle moltissime vite letteralmente risparmiate da Sua Capricciosità insindacabile il PCC, nessuno cada nell’inganno di Pechino, nessun pro-lifer. A un di presso prevediamo che alle famiglie cinesi arriveranno presto pure non rifiutabili moral suasion a fare figli per la patria. Tipo quando uno ti dice che sei libero di scegliere puntandoti la rivoltella carica (e sventolando lo scontrino per la pallottola).

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