Non è bastato nemmeno un mese perché il governo Lula iniziasse ad attaccare le iniziative in difesa delle donne incinte e delle vite concepite. Fedeli al proposito di legalizzare l’aborto nel Paese e sapendo che la società brasiliana ripudia questa pratica ed il Congresso nazionale difficilmente approverebbe una legislazione in tal senso, i ministri di Lula sono ben impegnati nell’annullare tutto ciò che potrebbe rappresentare un ostacolo all’aborto libero in qualsiasi circostanza.
Nei giorni scorsi, il governo guidato dal socialista Lula da Silva, composto da formazioni politiche di sinistra e sostenuto da un parte della magistratura giustizialista, ha deciso dare subito il primo segnale di ‘cambio’ di governo, rispetto al precedente esecutivo guidato dal conservatore cristiano Jair Bolsonaro. Ebbene in pochi giorni, Lula ed i suoi ministri hanno ritirato il Brasile dalla Dichiarazione di Consenso di Ginerva e abolito le norme restrittive contro l’aborto da stupro e violenze, due decisioni che avevano caratterizzato il governo Bolsonaro. I ministeri dei Diritti umani e della cittadinanza (MDHC), delle Donne, della Salute e degli Affari esteri hanno comunicato la decisione di dissociarsi dalla Dichiarazione di Consenso di Ginevra con una nota congiunta ufficiale perché, hanno affermato, “questo documento contenga una comprensione limitante dei diritti sessuali e riproduttivi e del concetto di famiglia”. L’esecutivo Lula invece vuole, si legge ancora nella nota, “…promuovere l’effettiva e completa garanzia della salute delle donne [NdR: aborto]…nonché il pieno rispetto delle diverse configurazioni familiari [NdR: unioni/matrimoni LGBTI]”.
A metà mese era stato il Ministro della Salute Nísia Trindade che aveva abrogato l’ordinanza del governo Bolsonaro nella quale si stabilivano obblighi dei servizi sanitari nei confronti della polizia nei casi di stupro e violenze. Una scelta che renderà più difficile indagare i colpevoli e più facile praticare invece l’aborto in casi non consentiti dalla legge, con false accuse di stupro. Uno dei prossimi obiettivi da attaccare dovrebbe essere la ‘Guida alla Salute’ per i medici che definisce che l’aborto nei casi previsti dalla legge deve essere fatto fino alla 21ª settimana di gravidanza, poiché dopo l’inizio della 22ª settimana c’è già la possibilità di vita extrauterina. Poi verrà, presumibilmente, la legalizzazione del tele-aborto e l’obbligo di vendita delle pillole abortive in farmacia, come recentemente approvato da Biden. A proposito, parleranno anche di questo Biden e Lula al loro incontro del prossimo 10 Febbraio a Washington?
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