Last updated on Luglio 29th, 2021 at 02:21 am
Il 23 giugno il Parlamento Europeo ha dato un segnale eloquente. Approvando il Rapporto Matić, ha annunciato che i tanto sbandierati «valori» dell’Unione Europea sono l’aborto come «diritto umano» e l’ideologia gender. Certo, l’approvazione di un testo simile non ha un peso legislativo, in quanto su queste materie la competenza è dei singoli Stati, ma ha un forte peso simbolico.
La risoluzione slovacca
Alcuni Paesi della UE, tuttavia, non hanno alcuna intenzione di farsi rappresentare da un’istituzione comunitaria pro-aborto e pro-gender. È il caso della Slovacchia. Il 17 giugno, pochi giorni prima del voto sul Rapporto Matić a Bruxelles, il parlamento slovacco ha approvato una risoluzione che ne prende le distanze, ribadendo che, su questa materia, non può esservi ingerenza da parte dell’Europa. Prima di arrivare in aula, il Rapporto Matić è stato approvato l’11 maggio dalla commissione per i Diritti della Donna e l’Uguaglianza di genere dell’Europarlamento. Poco dopo un gruppo di deputati del parlamento slovacco ha proposto questa risoluzione che si oppone ai contenuti veicolati dal Rapporto Matić.
La petizione polacca
Dalla Slovacchia si valica il confine settentrionale e si giunge in Polonia, dove la campagna contro il Rapporto Matić è stata lanciata da Ordo Iuris, un’associazione di giuristi accreditata anche al Parlamento Europeo e di cui «iFamNews» si è già occupato. I giuristi polacchi hanno dato vita a una raccolta firme nel cui testo si definisce il Rapporto Matić «un attacco ai diritti umani fondamentali, compresi la libertà di parola, la protezione della vita e la sovranità degli Stati membri» della UE. Ordo Iuris ricorda l’importanza dell’impegno civile: nel 2014 è stato possibile respingere il Rapporto Estrela (precorritore del Rapporto Matić) grazie all’opposizione di larghi settori della società.
Contro le imposizioni della UE
La petizione di Ordo Iuris è stata presentata durante una conferenza di una coalizione internazionale intitolata Stop Matić Report. «Invitiamo tutte le organizzazioni non governative, i leader politici, gli scienziati e i cittadini interessati alla protezione dei diritti umani fondamentali e al futuro dell’Europa ad aderire alla nostra iniziativa», ha spiegato Karolina Pawłowska, direttrice dell’Ordo Iuris International Law Centre. E ha aggiunto: «Non dobbiamo permettere all’Unione di ampliare illegalmente le sue competenze e di utilizzare le sue istituzioni per imporre soluzioni radicali agli Stati membri».
La petizione di CitizenGo
Altra raccolta di firme per fermare il Rapporto Matić è quella lanciata il 4 giugno da CitizenGo: in meno di un mese sono già oltre 405 mila le adesioni pervenute. Nel testo della petizione vengono elencati i cinque punti che fanno del Rapporto Matić – si legge – «il peggior documento che abbiamo mai affrontato». Sugli scudi anche le Chiese. La COMECE (Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea) ha elencato in un documento del 17 giugno una lunga serie di violazioni del Rapporto Matić nei confronti della Carta dei diritti fondamentali della UE. Mentre il Patriarcato ortodosso di Romania presso l’Unione Europea sottolinea che il Rapporto «amplifica le spaccature tra persone, culture e stati nell’Europa di oggi».
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