«Convenzione di Istanbul», l’alternativa turca

Il piano di Ankara per difendere le donne senza favorire l’ideologia LGBT+. Con molte contraddizioni

Recep Tayyip Erdoğan

Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Image from Pixabay

Last updated on marzo 25th, 2021 at 01:10 am

Sabato 20 marzo la Turchia è uscita dalla Convenzione di Istanbul, il trattato internazionale che dovrebbe combattere la violenza sulle donne, ma che in realtà favorisce l’ideologia LGBT+. Ankara non è sola a ritenere che le leggi nazionali siano sufficienti a garantire la protezione delle donne: lo pensa l’Ungheria, lo pensa la Polonia e lo pensano anche molti in Lituania.

Ma la Turchia non si ferma alla critica: propone anche un’alternativa, ovvero un piano d’azione frutto di un’ampia consultazione con i cittadini turchi che prevede l’allargamento della rete di uffici investigativi speciali in tutto il Paese per indagare in modo efficace sui crimini di violenza sulle donne. Lo ha presentato il presidente Recep Tayyip Erdoğan intervenendo, il 2 marzo, al Beştepe National Congress and Culture Center di Ankara.

La riforma prevede l’estensione delle circostanze aggravanti per i reati commessi contro le donne da parte del coniuge o dell’ex coniuge. In particolare sarà criminalizzato lo stalking e si cercherà di assicurare la nomina di avvocati che si impegnino a proteggere le donne dalla violenza. Oltre che dalla violenza fisica le donne saranno protette anche nella «dignità» e nell’«onore».

In sostanza verrà aumentato il numero degli uffici investigativi speciali e verranno tenuti regolari corsi di formazione per i giudici e per i pubblici ministeri che si occuperanno dei reati di violenza contro le donne, il tutto sottoposto a un comitato di monitoraggio che valuterà il successo della riforma.

Bene dunque una riforma che difenda sul serio le donne senza per questo aprire al conformismo LGBT+, ma la situazione della Turchia resta contraddittoria. Se da un lato nel Paese aumenta il numero dei divorzi e diminuisce quello dei matrimoni (e questo probabilmente contribuisce alla crescita degli episodi di stalking), dall’altro è ancora diffuso il fenomeno delle “spose bambine”. Al tempo stesso, più volte negli ultimi cinque anni, il presidente turco Erdoğan ha provato a rilanciare il progetto di legge sul «matrimonio riparatore», che di fatto altro non è se non una sorta di “scudo penale” per gli autori di violenze sessuali sulle donne.

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