Last updated on Gennaio 12th, 2022 at 02:51 pm
La Corte Suprema di Londra ha respinto l’appello presentato da una persona “non binaria” che era ricorsa contro la suddivisione dello stato civile in maschi e femmine.
Christie Elan-Cane, una donna che non si identifica né come maschio né come femmina, ha lottato per 25 anni per cercare di ottenere l’introduzione di una dicitura neutra non binaria nei documenti d’identità rilasciati dallo Stato britannico. Per sé, Christie usa pronomi neutri (ovvero «per/per/perself» invece di «her/her/herself») e, ritenendo «intrinsecamente discriminatoria» l’assegnazione del sesso di una persona ai soli generi maschio e femmina, ha impugnato la Dichiarazione europea dei diritti dell’uomo.
I giudici della Corte Suprema di Londra ne hanno però respinto all’unanimità la denuncia, spiegando che il sesso dei richiedenti il passaporto è «un particolare biografico utile a confermarne l’identità quando lo si confronti con i certificati di nascita, di adozione o di riconoscimento e di altra natura». Secondo Il giudice, Lord Robert Reed, barone Reed di Allermuir, infatti, «non esiste una legge che nel Regno Unito riconosca una categoria di persone non appartenente a uno dei due generi umani. Al contrario, tutta la legislazione presuppone che tutte le persone vengano assegnate a uno di essi».
La Elan-Cane, per la quale la Gran Bretagna sta «dalla parte sbagliata della storia», ha annunciato che porterà il caso davanti alla Corte europea dei diritti umani.
Anche Lord Reed fa di fatto parte del Club delle foglie verdi. E Tu?
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