Last updated on Agosto 15th, 2021 at 04:01 am
In questa fase di grandi cambiamenti sociali non tutti i giovani, per mutuare il titolo di una canzone dei Måneskin, sono disposti a restare «zitti e buoni». Lontano (per ora) dai riflettori mediatici, numerosi gruppi di studenti universitari si stanno organizzando per opporre resistenza a quanto contenuto nel decreto approvato dal Consiglio dei ministri il 5 agosto scorso.
Il decreto
Ma andiamo con ordine. Dopo un dibattito proseguito per settimane, nell’ultimo Consiglio dei ministri il Governo ha preso decisioni finalizzate a garantire un rientro a scuola e in università in sicurezza. In quale modo? Imponendo l’obbligo di Green Pass al personale scolastico nonché ai docenti e anche agli studenti universitari. Questi ultimi, si legge nel decreto, «potranno essere sottoposti a controlli a campione». Tradotto: se uno studente universitario decide di non vaccinarsi o non può permettersi di spendere una lauta cifra per sottoporsi al tampone ogni due giorni, non può frequentare l’ateneo.
I gruppi Telegram
Una misura, ritengono in molti, lesiva del diritto all’istruzione. È così che, partendo dal basso, sfruttando il potenziale del web, gli studenti hanno iniziato a scambiarsi informazioni, idee, preoccupazioni. Usando una frase in voga nell’epoca digitale, hanno fatto rete. È sul servizio di messaggistica istantanea Telegram che il loro brulicare sta diventando un movimento contro il Green Pass obbligatorio nelle università. Sono nati da poco ma hanno già file folte: sono gruppi e sottogruppi virtuali che fanno riferimento ai diversi atenei e alle facoltà. Il loro scopo è organizzarsi e creare un pacifico cordone di dissenso. Qualche giorno fa il gruppo Telegram principale contava già 10mila iscritti.
La prima assemblea
La loro insofferenza verso questa misura, ovviamente, non resta relegata allo scambio di messaggi virtuali. Martedì scorso in un parco di Roma, come riferisce Il Corriere della Sera, si è tenuta la prima assemblea pubblica: hanno partecipato una ventina di studenti, per lo più dell’Università La Sapienza. E un gruppo di universitari dello storico ateneo romano ha inoltre scritto una lettera alla rettrice, in cui si legge: «Il Green Pass all’interno dell’università è una misura discriminatoria per molti studenti e studentesse che non possono/vogliono vaccinarsi, possibilità garantita dal recentemente approvato Regolamento Europeo n. 2021/953».
Sapienza contro il Green Pass
Gli studenti, che firmano la lettera con lo slogan “Sapienza contro il Green Pass”, chiedono dunque alla rettrice di «assumere una ferma posizione di rifiuto di tale misura e garantire il libero accesso all’università». Citano, a tal proposito, l’art.26 della Dichiarazione universale dei diritti umani e l’art.3 della Costituzione italiana. Precisando di non essere «no vax» e di attuare una protesta politica contro il Green Pass e non sanitaria contro i vaccini, gli estensori della missiva promettono nuove mobilitazioni. Qualora il direttivo universitario «non dovesse prendere posizioni», scrivono, loro continueranno ad organizzarsi e ad agire «per fare sì che uno scempio di tali dimensioni non diventi realtà».
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