Il Centro Studi Rosario Livatino (CSL) presenterà a brevissimo al TAR-Lazio un ricorso contro il decreto del presidente del Consiglio dei ministri (dPCM) del 26 aprile per l’annullamento di una parte di esso, l’art. 1, co. 1, lett. i. Il dPCM, infatti, dopo aver ribadito che «l’apertura dei luoghi di culto è condizionata all’adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro», conferma la sospensione delle cerimonie religiose, con la sola esclusione di quelle funebri (e a condizione per queste che vi partecipino non più di 15 “congiunti”, con mascherine e distanziati).
Perché il CSL lo fa? Perché nel suo statuto annovera, fra i propri scopi, la difesa della libertà religiosa anche con azioni in sede giudiziaria. Reputando quindi illegittima la prosecuzione della sospensione, ne evidenzia il contrasto con queste norme della Costituzione italiana: l’art. 19, in quanto il dPCM comprime la libertà di culto, che è espressione della libertà religiosa; l’art. 7, in quanto la decisione del dPCM non è sostenuta dalle necessarie intese con la Conferenza Episcopale Italiana, come invece impone l’Accordo di revisione del Concordato del 1984 all’art. 13, co. 2; l’art. 3 perché il dPCM discrimina fra tipologie di cerimonie religiose, allorché permette di assistere a una santa Messa solo se si celebra un funerale, in carenza di qualsiasi potere in capo al Governo di decidere quale tipo di Messa è ammissibile e quale no; e ancora l’art. 3 perché le cerimonie religiose sono ritenute meno importanti di altre attività o iniziative alle quali il dPCM dà il via libera già dal 4 maggio.
L’iniziativa, precisa il CSL, raccoglie le sollecitazioni di tante associazioni e resta aperta all’adesione di analoghi ricorsi di realtà con identici scopi statutari con cui è da tempo in corso un lavoro comune. “iFamNews” è orgogliosa di riconoscersi in questa iniziativa di libertà e di civiltà, e farà quanto in proprio potere per darne comunicazione massima e, nel suo piccolo, supporto.
Nel frattempo, un gruppo di associazioni si appella al governo, chiedendo che venga rispettata la libertà di culto. Ne riporto di seguito il testo, essendo orgogliosamente fra i sottoscrittori.
Il 14 marzo, come associazioni e persone impegnate per le istituzioni democratiche, abbiamo espresso solidarietà ai Vescovi per aver «testimoniato un non scontato gesto di responsabilità per sostenere la lotta contro la pandemia, accettando il sacrificio più grande, la rinuncia cioè alla condivisione dell’Eucarestia».
Oggi rivolgiamo un appello urgente al governo perché rispetti le garanzie costituzionali di libertà di culto, palesemente violate dal dPCM 26 aprile 2020, che appare ‒ come denuncia il comunicato stampa n. 34/2020 della CEI ‒ «arbitrario» e «ingiusto» nel punto in cui unilateralmente impone ancora al popolo italiano l’impossibilità di partecipare alla celebrazione eucaristica in condizioni di sicurezza.
Arbitrario, innanzitutto per l’assenza del confronto parlamentare, che in democrazia non ammette deroghe in presenza di diritti e libertà costituzionali.
Arbitrario, per insanabili contraddittorietà e illogicità.
È illogico infatti consentire l’apertura dei luoghi di culto condizionata a standard igienici e distanze interpersonali e pretendere poi di distinguere fra le attività praticabili in tale ritenuta sicurezza, vietandone solo una. È contraddittorio proibire le Messe, permettendo solo «le cerimonie funebri», che ‒ come quasi tutti sanno ‒ altro non sono che un particolare tipo di Messa, che dunque andrebbe sempre consentita almeno alle medesime condizioni. È illogico rispetto alla natura laica della repubblica scegliere chi possa partecipare ai funerali. È contraddittorio fissare il tetto massimo di 15 presenze ai funerali, perché per nessun altro luogo, seppur più angusto come biblioteche, librerie, piccole strutture di vendita, ecc., il dPCM impone un parametro numerico assoluto. È d’altronde del tutto illogico pensare che 15 persone siano nella stessa condizione igienico-sanitaria nei pochi metri quadri del Santuario della Madonna dell’Archetto a Roma come negli 11.700 mq del Duomo di Milano. È contraddittorio che il comitato scientifico di Palazzo Chigi si riferisca a non meglio precisate «criticità non superabili», quando la stessa presidenza del Consiglio pochi minuti prima annunciava un «protocollo» che «consenta quanto prima la partecipazioni di fedeli alle celebrazioni liturgiche».
Ingiusto, perché nega la sostanza ultima della presenza cattolica, in cui – come ben scrivono i vescovi nella nota citata – il (tanto apparentemente apprezzato) «servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede», che è incarnata e «deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale». E «tornare a frequentare i luoghi dell’anima non è un fatto formale ma il viatico naturale per chi oltre al corpo vuole nutrire anche la propria fede» (Alberto Gambino, 23-4-20).
Ingiusto perché, in ragione di tale negazione, disconosce «alla Chiesa la libertà di organizzazione» e il «pubblico esercizio del culto» assicurati invece dall’art. 2 del Concordato (1984) e dall’art. 7 della Costituzione.
Ingiusto perché per rendere effettive tali essenziali garanzie di autonomia della Chiesa, «gli edifici aperti al culto» non possono essere distolti dalla relativa connaturale funzione degli stessi senza un «previo accordo con la competente autorità ecclesiastica» (cfr. Artt. 5 e/o 13, comma 2, Concordato);
Ingiusto perché l’eccezionale sospensione del culto è dunque costituzionale solo con il «previo» consenso della CEI: non è certo la presidenza del Consiglio a «concedere» un «accordo» per riaprire il culto, che, al contrario, lo stato non può unilateralmente negare senza calpestare ‒ discriminandola ‒ la libertà religiosa e dunque la libertà stessa di tutti.
Il governo ripari subito questa grave e immotivata ingiustizia, per la quale, altrimenti, non esiteremo a supportare le associazioni che per natura statutaria potranno direttamente impugnare il dPCM del 26 aprile 2020 avanti ai tribunali della repubblica.
Roma, lì 27 aprile 2020
Primi firmatari: Mirco Agerde (Movimento Regina dell’amore), Arturo Alberti (Ass. Il Crocevia), Stefano Bani (Forum Cultura Pace e Vita Ets), Roberto Bettuolo (Ass. L’albero), Paola Binetti (senatrice, XVIII), Claudio Bianchi (FISM Como), Ettore Bonalberti (Ass. Liberi E Forti), Maurizio Borra (Ass. FamigliaSI), Filippo Boscia (Associazioni Medici Cattolici Italiani); Paolo Botti (Ass. Amici di Lazzaro), Aldo Bova (Forum delle Associazioni sociosanitarie); Antonio Buonfiglio (deputato, XVI), Tonino Cantelmi (Aippc – Ass. Italiana Psicologi E Psichiatri Cattolici), Marina Casini (Movimento per la Vita), Anna Catenaro (Avvocatura In Missione), Jacopo Coghe (Ass. Pro Vita & Famiglia), Alessandro Comola, Augusto Bagnoli e Giancarlo Infante (Ass. Politicainsieme), Marco D’Agostini (Ass. naz. Pier Giorgio Frassati), Fabio De Lillo (Ass. Cuore Azzurro), Stefano De Lillo (senatore, XVI), Emmanuele Di Leo (Ass. Steadfast Onlus), Lucio D’Ubaldo (Ass. Rete Bianca), Riccardo Evangelista (Ass. Proposte per Roma), Giovanni Falcone (deputato, XVII), Marco Ferrini (Centro internazionale Giovanni Paolo II e per il magistero sociale della Chiesa), Elena Fruganti (Ass. Esserci), Benedetto Fucci (deputato, XVII), Giovanni Gut (MCL-Movimento Cristiano Lavoratori), Sara Fumagalli (Ass. Umanitaria Padana), don Gianni Fusco (Confederazione internazionale del clero), Massimo Gandolfini (Ass. Family Day- Difendiamo I Nostri Figli), Maurizio Gasparri (Senatore XVIII, Fondazione Italia Protagonista), Gianluigi Gigli (deputato, XVII), Marco Invernizzi (Alleanza Cattolica), Antonella Luberti (Ass. Cerchiamo il Tuo volto), Diego Marchiori (Ass. Vivere Salendo), Mario Mauro (senatore, XVII), Domenico Menorello (deputato, XVII, Osservatorio parlamentare «Vera lex?»), Giorgio Merlo (deputato, XVI), Francesco Napolitano (Ass. Risveglio ), Alessandro Pagano (deputato, XVIII), Antonio Palmieri (deputato, XVIII), Emilio Persichetti (Ass. Convergenza Cristiana), Riccardo Pedrizzi (deputato, XVI, Presidente Comitato scientifico UCID), Maurizio Perfetti (Collatio.it), Simone Pillon (senatore, XVIII), Giovanni Pirone (Ass. Etica & Democrazia), Massimo Polledri (deputato, XVI), Mauro Ronco (Centro Studi Livatino), Gaetano Quagliariello (senatore, XVIII), Carlo Ranucci (Ass. Convergenza cristiana 3.0), Marco Respinti (International Family News), Eugenia Roccella (deputato, XVII, Ass. Progetto culturale), Gianluca Rospi (deputato, XVIII), Maurizio Sacconi (senatore, XVII), Luisa Santolini (deputato, XVI), Ivo Tarolli (senatore, XIV; Ass. Costruire Insieme), Olimpia Tarzia (Movimento Per: Politica, Etica, Responsabilità), Giorgio Zabeo (Circoli insieme), Marco Zabotti (Rete Italia Insieme), Germano Zanini (Ass. Rete Popolare), Peppino Zola (Ass. Nonni 2.0)
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