Esiste nel dibattito politico un espediente che funziona sempre: ridicolizzare le preoccupazioni dell’avversario su un dato tema, sminuirne la portata, far passare questioni che per l’altro sono importanti come bazzecole. Ciò ridicolizza insieme alle preoccupazioni l’avversario stesso, che perde autorevolezza agli occhi del pubblico.
È la strategia applicata da PinkNews, che si definisce il «marchio di media LGBT+ più grande e influente al mondo» e raggiunge «un pubblico globale di oltre 60 milioni di utenti al mese attraverso il sito web, i social, la app». Ed ecco che la preoccupazione fondata e legittima per le conseguenze del desexing del linguaggio in ambito ospedaliero, avallata fra l’altro da uno studio approfondito intitolato Effective communication about pregnancy, birth, lactation, breastfeeding and newborn care: the importance of sexed language, pubblicato solo tre mesi fa sul periodico dedicato alla salute femminile Frontiers in Global Women’s Health, viene ridotta a una sciocchezza.
La notizia sul Daily Mail
In questo caso a essere ridicolizzato è in particolare il quotidiano britannico Daily Mail, che il 13 aprile ha dato la notizia di una guida distribuita nel febbraio 2021 alle ostetriche degli ospedali universitari di Brighton e del Sussex, con le indicazioni per applicare linguaggio “neutrale” nel caso di pazienti transgender o non binarie. Usando, per esempio, i termini «buco frontale» o «apertura genitale» al posto di «vagina», «latte umano» invece di «latte materno», «allattamento al torace» e non «al seno». Nulla di troppo originale, insomma, «iFamNews» si è già occupata più volte della questione.
Le linee guida per le ostetriche del Sussex
In base alle linee guida del Sussex, le pazienti transgender in gravidanza dovrebbero essere trattate in base alla propria «identità di genere» autopercepita piuttosto che al sesso biologico di nascita. Addirittura, dovrebbero essere offerti loro «adesivi pronominali» da indossare per indicare al personale sanitario come rivolgersi loro. Come se ciò facilitasse la vita alle ostetriche impegnate nella delicata cura di una partoriente e del suo bambino.
La guida prevede anche un inserto aggiuntivo, intitolato My Language Preferences, in cui registrare i termini sostitutivi rispetto a quelli studiati dall’anatomia umana e richiesti dalla singola paziente.
Zittite le voci contrarie
Se per le pazienti la guida è indicata come facoltativa, non è così per il personale sanitario, di cui si ignora secondo il Daily Mail il disagio nel doverla applicare. Si ignorano anche altri pareri contrari, per esempio quello di Kat Barber, fondatrice dell’associazione Sex Not Gender Nurses and Midwives, impegnata nella protezione dei diritti femminili in base al sesso biologico, che avverte del «rischio nell’usare parole che non sono anatomicamente corrette, perché esse sono ambigue», come del resto lo studio già citato sottolinea e argomenta con esaustività.
Insistendo sul fatto che la guida è dedicata alle sole pazienti che ne facessero richiesta, non obbligatoria per tutte, il sito web PinkNews mette alla berlina anche il giornalista Piers Morgan, che a suo dire avrebbe abboccato all’amo dimostrando la propria riprovazione sui social, e «gli utenti di Twitter anti-trans» che avrebbero espresso sconcerto per la notizia. «Cosa c’è che non va?», chiedono, per voce di un’altra giornalista, Ash Sarkar, un’attivista politica già protagonista di un’aspra polemica con Morgan. Insomma, come sempre, qualcuno è autorizzato a esprimersi liberamente, il più liberamente possibile, addirittura modificando i termini dell’anatomia umana, qualcun altro invece no.
Commenti su questo articolo