Siamo rimasti gli unici a difendere le persone LGBT+. Tutti li considerano solo una funzione, un gusto e un orientamento sessuali, mentre noi li consideriamo soprattutto e anzitutto persone. Per questo non ci arrendiamo al riduzionismo che ne fa dei fenomeni da baraccone.
L’assurdo lo raggiungono del resto certe scempiaggini come la fiera del “turismo gay”. Come se si potesse immaginare, si dovesse organizzare e avesse senso una fiera del turismo di chi porta i mustacchi a spiovente, perché immaginatevi voi il rebelot che si scatenerebbe nella fiera del turismo di chi ha i capelli biondi fra naturali e tinti…
La cosa più patetica sono infatti le persone omosessuali che si costruiscono un ghetto per poi lamentarsi di essere ghettizzate.
E siccome al peggio non c’è mai limite, per organizzare la Convention IGLTA sul turismo LGBT+, in programma a Milano nella seconda metà di ottobre, la prima volta nella capitale italiana della moda e del business, ci sono voluti gli Stati generali europei del turismo LGBT+ che aprissero la via. Se la puzza di soldi non fosse insopportabile, scapperebbe da ridere amaramente.
Ma la cosa più aberrante di tutti i bla bla che hanno caratterizzato ieri l’evento che annuncia l’evento, ovvero cose tipo la “sostenibilità sociale” del turismo LGBT+ (di grazia, cosa, cosa?…), spiccano le parole pronunciate dal padrone di casa, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala.
Il quale, oltre ad avere evidentemente un’agenda poco folta di impegni, ha voluto il proscenio per parlare di una cosuccia da nulla come la droga libera.
«Io mi sono espresso più volte a favore della liberalizzazione: credo che sia corretto anche perché allontana mafie e malavita da qualcosa che è diventato ormai un business devastante», ha detto il primo cittadino di questa città in caduta libera.
Evidentemente disinformato (perché gli basterebbe mettere il naso in un Paese liberaiolo come i Paesi Bassi, ma pure in Uruguay, per capire come le narcomafie criminali godano delle liberalizzazioni delle droghe), Sala è riuscito in un colpo solo a unire ideologia gender e canna. Un mito.
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