Last updated on Gennaio 12th, 2022 at 02:51 pm
«Il numero di decessi segnalati per eutanasia è aumentato di quasi quattro volte (382%): da 1815 nel 2003, il primo anno con la nuova legge, a 6938 decessi segnalati nel 2020».
Poche parole fin troppo esplicite e fin troppo dense di significati. La legge sull’eutanasia, attiva nei Paesi Bassi dal 2002, ha determinato una vera e propria esplosione dei decessi legati a questa motivazione nel giro di meno di vent’anni. Un’accelerazione pazzesca nella percezione e purtroppo nella realtà di un problema profondo e dirimente, dal punto di vista sociale e dal punto di vista delle singole persone. Vent’anni nella storia sono nulla. Vent’anni così, ed è cambiato tutto in (almeno) 6938 vite in un solo anno.
I dati elencati dal Rapporto 2020 dei Comitati regionali neerlandesi di revisione dell’eutanasia parlano chiaro e gridano forte, quanto meno alle orecchie di chi desidera ascoltare. Cosa che, in Italia, qualcuno dotato di buon senso e auspicabilmente pure di una certa dose di influenza sull’opinione pubblica e sulla politica dovrebbe fare.
Il documento originale è scritto in lingua olandese, ovvio, ma il traduttore di Google ce l’hanno tutti.
Occorre aggiungere che il Rapporto 2020 registra esclusivamente i casi segnalati ufficialmente, siano essi di eutanasia oppure di suicidio assistito. Per ottenere un quadro generale e davvero completo della questione è necessario fare un passo indietro di cinque anni, sino al 2015 e alle indagini quinquennali di Statistics Netherlands su tutti i decessi per «decisione medica di fine vita». Di nuovo, cinque anni sono un’inezia nella storia di un Paese, benché la pandemia attuale abbia abituato tutti ai ritmi da giostra del luna-park.
Ebbene, «in quell’anno ci furono 7254 morti provocate intenzionalmente da farmaci letali – 6672 morti per eutanasia su richiesta; 431 morti per eutanasia senza esplicita richiesta; e 150 morti per suicidio assistito. Ciò rappresenta quasi 1 su 20 (4,93%) di tutti i decessi nei Paesi Bassi».
I numeri danno i brividi, ma le parole anche di più: cosa significa infatti «eutanasia senza esplicita richiesta»? Significa che, oltretutto e come se non bastasse, non vi è stata una domanda e un’intenzione precisa e pervicace della persona uccisa a chiedere la morte… non la situazione di dj Fabo, tanto per capirsi, o di chi “sceglie” di servirsi della capsula della morte chiamata significativamente Sarko. Piuttosto, quella di Eluana Englaro, di Terri Schiavo, di Vincent Lambert, di bambini piccoli come Charlie Gard o Isaiah Haastrup, i cui genitori si sono opposti all’interruzione delle cure con le unghie e con i denti. Non vi è quindi neppure la “scusa” di una domanda precisa di una persona davvero e certamente sofferente, pur con tutte le enormi questioni etiche che porrebbe. Vi è addirittura una decisione fredda e cerebrale di altri, che evidentemente giudicano alcune vite meno degne di essere vissute, rispetto ad altre. Al punto che «[…] più di 1 su 4 (25,27%) dei casi di uccisione esplicita per eutanasia non vengono segnalati».
Le motivazioni per morire, o meglio per essere uccisi?
Non solo realtà tragiche, insopportabili ai più. Talvolta la demenza, senile oppure precoce. La depressione. La «polipatologia», ovvero in buona sintesi quell’insieme di fatiche, disturbi e malattie che si chiama vecchiaia. L’insicurezza rispetto alla disponibilità di cure palliative davvero efficaci e accessibili. La sensazione o la certezza di costituire “un peso” per i familiari, per i figli, per la società. Ovvero tutto ciò che tutti diventano quando non stanno bene, quando sono stanchi, quando, soprattutto, non sono più produttivi. Perché nessuno toglie dalla testa che il problema tocchi molto da vicino le finanze e i denari che una società desidera destinare a chi davvero è fragile.
Le questioni legali aperte da un panorama di questo genere sono ampie e gravi, nei Paesi Bassi così come in Italia.
«iFamNews» ha affrontato spesso questo tema, desidera continuare a farlo e invita alla lettura di queste colonne virtuali per mantenere un aggiornamento il più possibile puntuale.
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