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Verso un mondo post-genitori?

Istantanea dei millennial americani: alle soglie dei quaranta solo un terzo ha messo su famiglia

Cristina Tamburini di Cristina Tamburini
19/11/2021
in Famiglia, In evidenza
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Verso un mondo post-genitori?

Image from Pixabay

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Last updated on Novembre 22nd, 2021 at 09:50 am

Prima di entrare nel merito del report stilato dal Pew Research Center di Washington, riguardante l’approccio dei millennial alla vita familiare, molto differente da quello delle generazioni precedenti, è necessario definire un po’ della terminologia corrente. Sono considerate millennial le persone nate tra il 1981 e il 1996, esponenti della cosiddetta «X Generation» («Gen X») i nati tra il 1965 e il 1980, «Baby Boomer» i nati tra il 1946 e il 1964 e «Silent Generation» i nati tra il 1930 e il 1945.

La ricerca presa qui in esame confronta dunque i membri di queste quattro generazioni, paragonandone gli stili di vita nell’età compresa tra i 23 e i 38 anni: è infatti questa la fase della vita in cui «matrimonio e genitorialità sono stati tradizionalmente comuni».

Le cose, però, stanno cambiando.

Più istruiti, e più lavoro per le donne

La generazione dei millennial è, negli Stati Uniti d’America, la generazione più numerosa, dopo quella dei «Baby Boomer», e, ora che anche i più giovani tra loro sono adulti, è possibile delinearne le caratteristiche, in confronto con le generazioni precedenti.

Quelli che attualmente vengono definiti «giovani adulti» sono mediamente più istruiti: tra loro, infatti, circa quattro su dieci possiede un diploma di laurea, o superiore, contro il 15% della «Silent Generation» e il 29% dei «Gen X». In particolare le donne hanno aumentato di circa quattro volte la probabilità di arrivare alla laurea, superando il numero assoluto degli uomini laureati. Anche nel mondo del lavoro si assiste a un incremento dell’occupazione femminile: se le donne della «Silent Generation» partecipavano solo per il 40% alla forza lavoro, oggi il 72% delle millennial è occupato: la svolta, però, risale ai tempi delle «Baby Boomer» che hanno posto le basi affinché le generazioni successive ne seguissero l’esempio. Già nel 1985 il 66% delle donne aveva un impiego.

Per quanto riguarda il benessere finanziario, la situazione dei millennial è definita «complicata»: oltre al notevole divario sulla base dell’istruzione, hanno più probabilità di avere un debito studentesco di importo maggiore rispetto alle generazioni precedenti. Anche per questo, il loro patrimonio medio è statisticamente inferiore a quello dei «Baby Boomer» alla stessa età.

Sempre più lenti nel fare famiglia

I millennial, ed è forse questo il dato più significativo, hanno meno probabilità di sposarsi rispetto alle generazioni precedenti. Solo il 46% è effettivamente sposato: un calo vertiginoso rispetto all’83% dei «Silent», il 76% dei « Boomer» e il 57% della «Gen X». Questo riflette indubbiamente i più ampi cambiamenti della società nei confronti del matrimonio: se nel 1968 la “tipica donna americana” si sposava a 21 anni e il “tipico uomo americano” a 23, ora le cifre son salite a 28 anni per le donne e 30 per gli uomini. Non si tratta solo di matrimoni ritardati: se i modelli attuali dovessero rimanere stabili, si stima che uno su quattro dei giovani adulti di oggi non sarà sposato nemmeno tra i 45 e i 50 anni, una quota record.

Solo il 55% dei millennial ha una famiglia propria e solo tre su dieci rientra nella categoria di coloro che vivono «con un coniuge e [almeno] un figlio», un netto calo rispetto al 40% della «Gen X», il 46% dei «Boomer» e il 70% dei «Silent». La differenza, per altro, colpisce in particolare le coppie con figli: è invece analogo il numero (oscillante tra il 12% e il 13%) di conviventi senza figli.

I restanti abitano per la maggior parte ancora con i genitori, o con altri membri della famiglia di origine. Circa un millennial su dieci vive invece da solo, mentre un 7% coabita con individui con cui non condivide alcun legame familiare o romantico.

I figli possono attendere

Poco più della metà delle donne millennial ha partorito, circa il 55%, contro il 62% delle «Gen x» e il 64% delle «Boomer»: non si tratta però di un dato “definitivo”, in quanto sia le millennial sia le «Gen X» più giovani possono ancora contribuire a modificare la statistica, tanto più che, come altre ricerche hanno dimostrato, le donne aspettano sempre più a lungo e molte diventano madri per la prima volta intorno ai 40 anni. La probabilità che non siano sposate è pure notevolmente in crescita: circa il 33% delle madri, rispetto al 9% delle «Silent», il 23% delle «Boomer» e il 29% delle «Gen X». Diminuiscono anche i padri: meno del 40% dichiara di aver avuto un figlio, e circa il 32% dichiara di vivere con la propria famiglia e i propri figli. Uno su cinque è padre single: un dato significativamente più alto delle generazioni precedenti, il 15% dei «Gen X» e il 4% dei «Boomer».

Inquietanti scenari futuri

Questa la situazione in un Paese, gli Stati Uniti, che «sta generando meno figli di quanto abbia mai fatto» e dove «il numero dei decessi ha superato quello delle nascite in ben 25 Stati».

Poche speranze appaiono dai sondaggi rivolti ai membri della «Gen Z», cioè i nati tra il 1997 e il 2010: il 39% di loro è dubbioso circa la possibilità di procreare, per paura dell’apocalisse climatica. La pandemia non ha aiutato: il desiderio di generare figli tra gli adulti è diminuito del 17% proprio in seguito all’emergenza sanitaria, e una fetta significativa si dichiara childfree.

Tremano i polsi, leggendo le parole della studiosa femminista britannica Sophie Lewis, che nel suo libro del 2019, Full Surrogacy Now: Feminism Against Family, sogna un mondo post-genitore, in cui la vecchia nozione di famiglia sia sostituita da una «comune senza classi sulla base delle migliori cure disponibili per tutti». È davvero questo quello che ci attende?

Tags: FamigliaHighlightStati Uniti d'AmericaVetrina
Cristina Tamburini

Cristina Tamburini

Cristina Tamburini, laureata in Filosofia con una tesi in Antropologia filosofica sull'utilitarismo contemporaneo, moglie e mamma di sette figli, non ha mai abbandonato lo studio e la passione per l’antropologia filosofica, l’etica e la bioetica. Ha tradotto in italiano diversi testi, fra i quali Azione e condotta: Tommaso d’Aquino e la teoria dell’azione di Stephen L. Brock e Intenzione di G. Elizabeth M. Anscombe, estendendo i propri interessi alla Teologia (in particolare all’Escatologia e alla Dottrina sociale della Chiesa). Ha curato il blog Sì, sono tutti miei! per raccontare e approfondire il maternage e la quotidianità in una famiglia numerosa.

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