USA, come il Pirro Democratico pensò di vincere sull’aborto

La Camera approva due leggi per marcare il terreno dopo la sentenza della Corte Suprema. Ma non serve. Il Senato boccerà inevitabilmente tutto

Nancy Pelosi

Nancy Pelosi. Frame from a video by the Associated Press.

Per gentile concessione del quotidiano “Libero”, proponiamo ai lettori di «iFamNews» questo articolo pubblicato oggi con il titolo Blitz abortista al Congresso USA”

Nemmeno ha finto di nascondere la soddisfazione, Nancy Pelosi, quando, venerdì 15 luglio, ha dichiarato approvate, nella Camera federale di Washington, due proposte di legge che mettono al sicuro almeno l’accesso all’aborto negli Stati Uniti del dopo «Roe vs. Wade».

L’HR 8296 è passato con 219 voti contro 210 e l’HR 8297 con 223 contro 205, cioè con il concorso di tre deputati Repubblicani (Adam Kinzinger, Fred Upton e Brian Fitzpatrick). I due provvedimenti cercano di gestire il gestibile dopo che la Corte Suprema, il 24 giugno, ha chiuso il caso «Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization» negando l’esistenza del diritto costituzionale all’aborto, dunque demandando tutto alle legislazioni dei singoli Stati dell’Unione. Nei singoli Stati sono cioè tornate in vigore le leggi precedenti la sentenza con cui, nel 1973, sempre la Corte Suprema (ma con diversa composizione) chiuse il caso «Roe vs. Wade» dichiarando l’aborto federale non-illegale. Ancorché severamente limitato, insomma, l’aborto negli Stati Uniti non è scomparso. E quanto venerdì la Camera ha fatto è cercare di ostacolare per esempio il divieto alle madri in cerca di aborto di spostarsi da uno Stato che lo vieta a uno Stato che lo consente. Sbagliano cioè tutti i media, dentro e fuori gli Stati Uniti, che strombazzano l’idea secondo cui ora la Camera avrebbe reintrodotto l’aborto annullando il verdetto del massimo tribunale del Paese. Il potere legislativo non può interferire con il potere giudiziario, proprio come è vero l’inverso, anche perché si udirebbero le sciabole tintinnare.

I provvedimenti approvati venerdì alla Camera sono del resto un chiodo fisso della maggioranza Democratica guidata dal presidente dell’Aula, Pelosi. Già approvato dalla Camera il 24 settembre 2021, l’HR 8296 è stato bloccato al Senato l’11 maggio di quest’anno da 51 voti contro 49, cioè grazie al senatore Joe Manchin, Democratico sì, ma pro-life. E adesso non andrà diversamente, nonostante la soddisfazione della Pelosi venerdì scorso, a beneficio della campagna per le elezioni di medio termine dell’8 novembre, già abbondantemente iniziata. L’HR 8296 e l’HR 8297 verranno inevitabilmente bocciati al Senato grazie ancora al voto del senatore Manchin, oppure bloccati dalla regola che richiede una maggioranza di 60 voti sui 100 scranni che conta l’Aula affinché un dibattito su una legge qualsiasi si chiuda, dando la parola al voto dei senatori, dibattito che quindi, in teoria, può procedere all’infinito e impaludare qualsiasi proposta di legge.

È piuttosto il senso politico del voto della Camera venerdì, fatalmente destinato a fallire, che conta: marcare bene il territorio. I Democratici, guidati dal presidente della repubblica Joe Biden e dalla Pelosi, mirano infatti a ottenere una maggioranza forte in entrambi i rami del Congresso alle elezioni dell’8 novembre, onde approvare poi una legge che bypassi la Corte Suprema. E i sorrisi della Pelosi, paga di avere “restaurato” un “diritto”, provano a influenzare l’elettorato.

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