Last updated on Giugno 30th, 2021 at 04:03 am
I cattolici di Filadelfia ritengono un abuso intollerabile affidare dei bambini a coppie omosessuali e la Corte Suprema federale dà loro ragione.
Ieri, giovedì 17 giugno, il massimo tribunale del Paese ha dato torto all’unanimità alla città di Filadelfia, da tempo impegnata in un braccio di ferro legale con il sistema di assistenza sociale dell’arcidiocesi cattolica della nota città della Pennsylvania, il quale si rifiuta di dare bimbi in affido a coppie LGBT+.
La città di Filadelfia ha infatti cercato di imporre alla struttura cattolica l’apertura all’affido a coppie omosessuali, ma, visto il rifiuto persistente, ha alla fine escluso il servizio dalle convenzioni che il municipio stipula con svariati enti che di questo si occupano. E questo benché il sistema dell’arcidiocesi serva in prevalenza bimbi di colore e non faccia alcuna differenza di religione. Ovvero il suo essere profondamente religioso e fermo nei princìpi invece che discriminare aiuta.
Ma la discriminazione è un piatto che si gusta freddo ed è fatto di caucciù. Lo si può stiracchiare e modellare per farne ciò che vuole. Fortunatamente negli Stati Uniti c’è il Primo Emendamento alla Costituzione federale e una Corte Suprema che conosce bene i diritti costituzionali dei cittadini statunitensi, motivo per cui trova l’imposizione della città di Filadelfia una violazione del diritto politico alla libertà religiosa dei servizi sociali dell’arcidiocesi cattolica della città. La quale potrà quindi continuare laicamente a fare del gran bene, laddove invece il municipio ha cercato di impedirglielo, commettendo un grande male.
La decisione raggiunta all’unanimità da conservatori e liberal mostra quanto la pretesa del suo contrario sia una baggianata colossale. C’è un giudice a Washington. Pare addirittura nove, unanimi.
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