Last updated on aprile 10th, 2020 at 07:16 am
L’unica buona notizia è che, a causa della serrata, al botteghino sarà un flop. A meno che, alla riapertura del mondo, non trovino il sistema di rilanciarlo. Cosa? Un film di Andrea Adriatico, Gli anni amari, o meglio un biopic su Mario Mieli (1952-1983). Sarebbe dovuto arrivare nelle sale cinematografiche il 12 marzo distribuito da I Wonder Pictures, ma è saltato tutto. Cos’ha di tanto strano? La storia del biografato.
Mieli nasce nel 1952 in un’agiata famiglia borghese e si forma nel crogiuolo degli anni 1960, dove si mescolano marxismo, freudismo, omosessualità e orientalismo spiritualista. Nel romanzo autobiografico Il risveglio dei Faraoni (Colibrì, Paderno Dugnano [Milano] 1994) ricorda i propri anni 1970, quando «[…] di giorno andavo a scuola truccato, partecipavo alle occupazioni, di notte andavo a battere sotto il ponte della “Fossa”, che è un po’ il cuore di Milano e quando piove molto sembra Venezia». A Londra frequenta l’associazionismo omosessuale organizzato e nel 1971 è tra i fondatori, a Milano, del collettivo F.U.O.R.I., il Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, che nel 1974 diviene una costola del Partito Radicale.
In seguito rompe con quei compagni e fonda il Fuori-autonomo solo per poi avvicinarsi alla Sinistra extraparlamentare. A Londra (fino al 1975 va avanti e indietro dall’Italia) viene prima arrestato e poi internato in una clinica psichiatrica quando, nudo e drogato, cerca nell’aeroporto di Heathrow un poliziotto con cui avere rapporti sessuali. Lo ricoverano anche al rientro a Milano e nel 1975 si sottopone a cure psichiatriche. Nel 1976 si laurea summa cum laude in Filosofia morale nell’Università degli Studi di Milano con il professore neomarxista Franco Fergnani (1927-2009). In una pagina de Il movimento gay in Italia (Feltrinelli, Milano 1999), il giornalista Gianni Rossi Barilli parla di lui come del sacerdote della «[…] via transessuale, esoterica e schizofrenica alla rivoluzione; a chi desiderava comunicare un’immagine seria e omologata del movimento si rispondeva urlando “El pueblo unito è meglio travestito!”». Sulle ceneri del Fuori-autonomo, Mieli fonda dunque i Collettivi Omosessuali Milanesi. Dal 1978 si allontana progressivamente dalla scena pubblica, cade nella depressione e il 12 marzo 1983 si suicida.
La tesi con cui Mieli si laurea viene pubblicata, rielaborata, nel 1977 con il titolo Elementi di critica omosessuale (Einaudi, Torino) e, a cura di Rossi Barilli e Paola Mieli ‒ sorella minore di Mario, psicoanalista freudiana ‒, in una nuova edizione ampliata nel 2002 (Feltrinelli, Milano). Una sua pagina afferma: «Sappiamo come, crescendo, il bambino sia costretto a sviluppare soprattutto quelle tendenze che sono un’estrinsecazione della sua mascolinità psicologica: chi lo obbliga è la società, in primo luogo tramite la famiglia, così come, mediante l’educazione e la famiglia, la società costringe la bambina a sviluppare quegli aspetti della sua personalità che sono espressione della “femminilità” psicologica. In tal modo, l’educastrazione tende anzitutto a negare l’ermafroditismo psichico e biologico presente in tutti, per fare della bambina una donna e del bambino un uomo secondo i modelli sessuali contrapposti della polarità eterosessuale». Un’altra dice: «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino […] l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. […]. La pederastia […] “è una freccia di libido scagliata contro il feto” (Francesco Ascoli)», precisando: «Per pederastia intendo il desiderio erotico degli adulti per i bambini (di entrambi i sessi) e i rapporti sessuali tra adulti e bambini. Pederastia (in senso proprio) e pedofilia vengono comunemente usati come sinonimi». In una terza sentenzia: «La liberazione dell’Eros e la realizzazione del comunismo passano necessariamente e gaiamente attraverso la (ri)conquista della transessualità e il superamento dell’eterosessualità quale oggi si presenta».
Il giornalista Francesco Paolo Del Re, nell’articolo Mario Mieli, dinamite frocia contro la Norma, pubblicato sul quotidiano comunista Liberazione l’11 marzo 2008, scrive: «Il Mieli “alchemico” dell’ultima parte della sua vita narra un’esperienza magico-erotica che lo vede protagonista insieme al suo fidanzato: la celebrazione di un rito di “nozze alchemiche”, con la preparazione e l’assunzione di un pane “fatto in casa”, un dolce nel cui impasto confluivano non solo merda, sangue e sperma, ma anche ogni altra secrezione corporale, dalle lacrime al cerume. Perché? “L’abbiamo mangiato – dice Mieli – e da allora siamo uniti per la pelle. Pochi giorni dopo le“nozze”, in una magica visione abbiamo scoperto l’Unità della vita. Era come se non fossimo due esseri disgiunti, ma Uno; avevamo raggiunto uno stato che definirei di comunione”. Questa comunione vuole essere testimonianza e annuncio dell’avvento di un’armonia che, attraverso la liberazione dell’Eros, costituisce una nuova “età dell’oro”».
I suoi fan dicono che Mario Mieli è una specie di eroe dimenticato. Magari
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