Ti piace, il presepio?

Presepi inconsueti, realizzati da mani inconsuete, che riportano al significato più pieno del Natale

«Te piace o Presebbio?», è la domanda che il padre, ormai gravemente malato, pone al figlio Tommasi’ nel finale drammatico e commovente di Natale in casa Cupiello, opera teatrale insieme tragica e comica la cui prima assoluta è andata in scena al teatro Kursal di Napoli il 25 dicembre 1931, interpretata fra gli altri da Eduardo de Filippo (1900-1984), che ne era anche l’autore, e dal figlio Luca (1948-2015), il Tommasi’ della pièce.

«Ti piace il presepio?», chiede. Ad «iFamNews» il presepio o presepe, entrambi i termini sono corretti, piace, piace moltissimo. Piace allestirlo, piace guardarlo, piace scriverne e parlarne, come di tante altre tradizioni legate al periodo natalizio che fondano e permeano la cultura italiana.

Sono presepi particolari quelli che vengono realizzati, interamente a mano, nel laboratorio di falegnameria del carcere di Opera. L’ente no profit Casa dello Spirito e delle Arti, infatti, oltre al “laboratorio eucaristico” di produzione delle ostie che raggiungono poi le comunità cattoliche in ogni angolo di mondo, oltre all’atelier di liuteria, oltre alla Rete delle Piccole Orchestre dei Popoli, ha dato vita a un altro progetto di straordinario interesse.

Con i legni recuperati nelle acque prossime all’isola di Lampedusa, provenienti dalle imbarcazioni che hanno portato in Italia i migranti dalle coste africane, talvolta naufragate con gli epiloghi tragici che tutti conoscono, cinque persone detenute nel carcere dell’hinterland milanese realizzano Natività e presepi artigianali di fattura insieme semplice e squisita. Lo fanno con la guida e le istruzioni di Francesco Tuccio, figlio d’arte e maestro d’ascia anch’egli, originario dell’isola siciliana, dove da anni realizza con legname di recupero croci artistiche che parlano di sofferenza e speranza. E di riscatto.

Lo fanno con questo stesso spirito, di sofferenza e speranza, sgrossando e intagliando, con mani grandi da uomini che tanto hanno sbagliato, immagini e sogni di un cuore bambino, come ha suggerito loro Francesco Tuccio.

Legni azzurri del colore del cielo, come il manto della Madonna, color mattone come l’abito che si immagina addosso a san Giuseppe, verdi e marroni come il muschio, bianchi come la neve che, forse, in quella notte speciale è caduta anche a Betlemme.

Il primo presepe è stato portato in dono a Papa Francesco, gli altri sono disponibili per chi volesse acquistarli senza un prezzo stabilito, bensì con l’offerta che ciascuno vorrà considerare adeguata, semplicemente rivolgendosi all’indirizzo e-mail della fondazione.

La narrazione più bella e più significativa di questa storia e di questi presepi l’ha regalata ad «iFamNew» Arnoldo Mosca Mondadori, fondatore con Marisa Baldoni della Casa dello Spirito e delle Arti: «Sono presepi che parlano. Le persone detenute hanno trasformato il legno del dolore dei migranti in segno di speranza. Per tutti, e non solo per i credenti. In questi giorni molte persone non credenti sono venute a chiedere un presepe e a lasciare un’offerta per le famiglie dei detenuti. È bello vedere sul viso di chi dice di non credere, lo stupore».

Parole piene di significato e uno stupore del cuore che, specialmente a Natale, davvero si augura a tutti.

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