Last updated on marzo 20th, 2022 at 03:46 am
Il progetto intitolato alla piccola cerebrolesa, finalizzato alla riabilitazione di bambini colpiti da lesioni simili alle sue, punta a raccogliere donazioni per 25 milioni di sterline. Lo riferisce il quotidiano britannico The Daily Mail riferendo della nuova campagna della Fondazione «Tafida Raqeeb», che sarà presentata martedì a Londra. Il centro di riabilitazione neurologica pediatrica dovrebbe essere in grado di ospitare almeno una ventina di piccoli pazienti, vittime di traumi o malattie cerebrali.
L’obiettivo è aiutare soprattutto le famiglie meno abbienti, attraverso cure e terapie che il sistema sanitario britannico non garantisce. Il progetto gode del sostegno della baronessa Ilora Finlay di Llandaff, membro della Camera dei Lord ma, soprattutto, medico palliativista, già presidente della Royal Society of Medicine.
«Nessuno può prevedere il futuro, la prognosi è nella migliore delle ipotesi un’arte probabilistica», dichiara la baronessa Finlay a The Daily Mail. «Quando un bambino ha una lesione cerebrale, il miglioramento può avvenire con una riabilitazione attenta, ma, senza di essa, è molto improbabile. Dobbiamo dare a ogni bambino le migliori possibilità, quando può essere aiutato a tornare a vivere bene», aggiunge la baronessa.
La Fondazione Tafida Raqeeb, in una sua dichiarazione ufficiale, afferma: «Purtroppo, l’unico centro neurologico specializzato esistente nel Regno Unito ha posti letto limitati per i bambini. C’è quindi un enorme deficit e molti bambini, che potrebbero altrimenti essere aiutati, non possono accedere alla riabilitazione». L’obiettivo della fondazione è quindi quello di «creare un centro di riabilitazione neurologica pediatrica che offra speranza a questi bambini».
Può capitare a chiunque
Da parte propria, Shelina Begum, madre di Tafida, ricorda: «Qualsiasi cosa può accadere in qualsiasi momento a chiunque di noi. Un trauma cranico improvviso potrebbe capitare a tuo figlio, come è successo alla mia Tafida, ed è stato del tutto inaspettato».
Da qui la volontà di sopperire alla «grave carenza nella riabilitazione», che si riscontra nel Regno Unito, dando vita a una struttura ad hoc, «incentrata sulla famiglia», al fine di «massimizzare il recupero» dei piccoli pazienti, offrendo loro le «migliori terapie disponibili».
L’odissea di Tafida iniziò nel febbraio 2019, quando alla bambina, allora quattrenne, scoppiò un vaso sanguigno nel cervello. Nei successivi otto mesi, i genitori l’hanno fatto ricoverare nei tre migliori reparti pediatrici londinesi, compreso il Royal London Hospital, che non le aveva dato alcuna speranza.
Dopo aver vinto la causa con l’ospedale all’Alta Corte britannica, i genitori di Tafida hanno avuto finalmente la possibilità di portare la bambina all’Istituto «Giannina Gaslini» di Genova. Nel giro di tre mesi Tafida era fuori dalla terapia intensiva ed è tuttora ricoverata al Gaslini, dove, spiega la mamma, «ha continuato a fare progressi, sfidando tutte le aspettative pessimistiche degli specialisti di vari ospedali del Regno Unito».
Portare oltremanica il “modello Gaslini”
Contattata da «IfamNews», Shelina Begum conferma che la figlia «sta bene». Ulteriori dettagli sulle sue condizioni saranno riferiti nelle prossime settimane.
«La Fondazione Tafida Raqeeb ritiene che ogni bambino dovrebbe avere la possibilità di vivere dopo aver sofferto di qualsiasi forma di condizione neurologica», prosegue la signora Begum. «Ogni anno molti bambini soffrono di lesioni cerebrali causate da lesioni, malattie o condizioni preesistenti. La scienza del cervello ha fatto enormi progressi e le ultime tecniche di trattamento e riabilitazione potrebbero aiutare molti di questi casi. C’è però un’enorme carenza in questo campo e tantissimi bambini che altrimenti potrebbero essere aiutati vengono lasciati con cure limitate e in alcuni casi nessuna cura».
«La Fondazione mira a sostenere questi bambini e offrirà speranza a quanti più bambini possibile e riunirà nuovi trattamenti e strutture di riabilitazione che sono attualmente disponibili in altri paesi ma che non sono disponibili nel Regno Unito», conclude la mamma di Tafida.