Svizzera, dove l’identità di genere è a buon mercato

Dal 1° gennaio è possibile cambiare sesso espletando una semplice pratica burocratica, senza né giudici né medici

transessualismo

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Last updated on Gennaio 10th, 2022 at 09:27 am

Vuoi cambiare sesso? Bastano 70 euro e non serve alcuna cura ormonale. Succede in Svizzera dal 1° gennaio con un unico limite: per i minori di 16 anni servirà il consenso informato dei genitori.

La nuova legge fa il paio con l’altra norma, approvata in settembre per via referendaria, che legalizza il “matrimonio egualitario”, cioè il “matrimonio” LGBT+, e le adozioni da parte di coppie dello stesso sesso. Anche per questo il compimento della procedura burocratica non avrà alcuna conseguenza sui rapporti familiari già esistenti: l’uomo sposato che si rechi all’anagrafe per certificare il cambiamento, uscendone figurerebbe come donna sposata a un’altra donna.

La riforma anagrafica è stata invece votata ad ampia maggioranza dal parlamento elvetico, ormai un anno fa (18 dicembre 2020), con la sola contrarietà della Destra. L’accordo è arrivato attraverso un compromesso: la Camera del Popolo, ramo nazionale del parlamento di Berna, ha premuto fino all’ultimo per la libertà totale dei minori, ma, alla fine, l’ha spuntata il Consiglio degli Stati, che avrebbe imposto il consenso informato genitoriale per i ragazzi sotto i 16 anni. La Sinistra sposava la linea ultra-liberal della Camera del Popolo, mentre i centristi dell’Unione Democratica di Centro avrebbero voluto mantenere il limite dei 18 anni.

Come ha spiegato il ministro della Giustizia, Karin Keller-Sutter, essendo ridottissimo (non più di una decina l’anno) il numero di adolescenti che chiedono di cambiare sesso, in quest’ottica, sarebbe stato necessario porre un limite e non bypassare la potestà genitoriale.

Per cambiare sesso anagrafico in Svizzera sarà insomma sufficiente la «convinzione intima» di non appartenere al sesso con cui si è stati iscritti all’ufficio dello stato civile. La dichiarazione è soggetta a un emolumento di 75 franchi svizzeri. La nuova norma però confligge con le regole vigenti nei cantoni: alcuni richiedono un certificato medico, altri il trattamento ormonale o la transizione di genere, mentre per il cambio di nome può venire richiesta la prova che il nuovo nome sia già ufficiosamente in uso da anni. Secondo The Post International, si stima che nel Paese, dove vivono centinaia di transgender, vi siano tra le 100 e le 200 persone che attendono di operarsi.

Prossima tappa nella rivoluzione arcobaleno elvetica, dovrebbe essere l’introduzione del terzo genere anagrafico, a fianco al maschile e al femminile. La possibilità è comunque ancora in fase di studio da parte del governo.

La Svizzera allunga dunque la lista dei Paesi che consentono il cambio di sesso anagrafico, a prescindere dalle procedure mediche. Uno degli ultimi a compiere una svolta simile è stata la Nuova Zelanda, preceduta da Irlanda, Belgio, Portogallo e Norvegia. In Danimarca, Grecia e Francia sono stati rimossi i requisiti della chirurgia per la riassegnazione del sesso, della sterilizzazione e della valutazione psichiatrica, richiedendo, però, ulteriori passaggi o condizioni. In Spagna è stato approvato in giugno un progetto di legge che consente a chi ha almeno 14 anni di cambiare sesso senza la necessità di diagnosi mediche o di terapie ormonali. La Germania, invece, presenta uno scenario rovesciato rispetto alla Svizzera: nel 2018 è stata introdotta la terza opzione di genere, mentre nel giugno 2021 il Bundestag ha respinto due progetti di legge per il riconoscimento dell’identità di genere, tema che però potrebbe essere ridiscusso nella legislatura iniziata alla fine di quest’anno.

La stampa liberal saluta la nuova legge svizzera come un lodevole passo in avanti verso la semplificazione burocratica, applicata in questo caso all’identità sessuale. Non è mancata l’enfatizzazione sulla presunta svolta di un Paese strutturalmente conservatore: un falso mito, dal momento in cui, se è vero che, ad esempio, l’aborto è stato depenalizzato in tempi piuttosto recenti, la Svizzera si è sempre posta drammaticamente all’avanguardia in un altro campo, quello del suicidio assistito, con le famigerate “cliniche della morte”, dove hanno finito i loro giorni anche molti nostri connazionali.

Con la deburocratizzazione dell’identità di genere, la confederazione elvetica compie un nuovo passo avanti verso la dissoluzione dei valori che hanno connotato i suoi sette secoli di storia. Il DNA, la biologia, il corpo di centinaia di persone cancellati da un colpo di penna e da poche decine di euro. Finanche una scelta così drammatica, riguardante l’essenza della propria personalità di uomini e donne, diventa a buon mercato.

L’abbassamento di due anni (da 18 a 16) per la libertà totale di scelta non è un dettaglio da poco: l’adolescenza è zona grigia per l’identità sessuale di molti e terreno fertile per chi specula sulla disforia di genere. Se nemmeno i genitori potranno mettere bocca su decisioni così dirimenti nella vita dei loro figli adolescenti, siamo anche dinnanzi all’ennesimo colpo letale a un’istituzione familiare sempre più martoriata e bastonata da ideologie caratterizzate da un inquietante denominatore comune: rendere l’essere umano un fatto relativo.

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