Stati Uniti, potrebbero tornare le leggi che dall’Ottocento salvano vite

Se la Corte Suprema annullerà la sentenza «Roe vs Wade», il Wisconsin ripristinerà il divieto del 1849

Aborto

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Il pronunciamento della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America sull’aborto, atteso per la fine di giugno, dovrebbe com’è noto comportare una rivoluzione copernicana in più della metà delle legislazioni vigenti nei diversi Stati dell’Unione. Ora, un eventuale annullamento della sentenza Roe vs Wade, che nel 1973 rese l’aborto non-illegale a livello federale, è il ritorno a leggi pro-life in alcuni casi antiche di 180 anni. Un po’ come accade in quei Paesi dove l’aborto è ancora vietato per default da norme di epoca coloniale.

Un vero tsunami che andrebbe a travolgere persino Stati oggi governati dai Democratici, come per esempio il Wisconsin, dove l’aborto tornerebbe illegale in quasi tutti i casi. La sentenza nel caso Roe vs. Wade ebbe infatti l’effetto di abrogare leggi parzialmente o totalmente pro-life precedenti: nel caso specifico del Wisconsin era una legge del 1849 che prevedeva l’aborto soltanto nel caso in cui il medico lo ritenesse «necessario», oppure dietro consiglio di altri due medici, «per salvare la vita della madre».

In reazione preventiva a questo terremoto legislativo alcuni medici del Wisconsin stanno valutando l’apertura di una clinica abortiva oltreconfine, in Illinois. Secondo quanto riferisce Jennifer Welch, presidente e amministratore delegato della sezione della Planned Parenthood dell’Illinois, nello Stato potrebbero recarsi ad abortire fino a 20mila donne: un numero superiore al totale delle pazienti a cui la Planned Parenthood offre servizi.

Secondo le stime della Kaiser Family Foundation, nel 2019 hanno avuto luogo circa 23mila aborti nei cinque Stati confinanti con l’Illinois, di cui 6.511 nel Wisconsin. Altri 27.339 sono stati praticati nel Michigan.

Il Michigan abortista corre ai ripari

E pure nel Michigan l’eventuale annullamento della sentenza Roe vs Wade rimetterebbe in vigore la legge del 1931, una delle più restrittive, che vieta l’aborto anche in caso di stupro o di incesto e che impedisce l’aborto farmacologico.

Il Procuratore generale del Michigan, Dana Nessel, ha tuttavia affermato che non applicherà la «legge draconiana» di 91 anni fa, «fiduciosa» del fatto che la Corte Suprema del suo Stato la dichiarerà incostituzionale, indipendentemente dal pronunciamento dei giudici supremi di Washington.

Da parte propria il governatore Democratico del Michigan, Gretchen Whitmer, ha già ha fatto causa per vietare il divieto previsto dalla legge del 1931, mentre è in corso una petizione per indire un referendum in concomitanza delle elezioni di «medio termine» dell’8 novembre per cercare di approvare un emendamento appunto a quella legge, che garantisca i «diritti riproduttivi».

Medici perseguibili penalmente in Tennessee

Un terzo caso, completamente diverso, è quello del Tennessee, dove nel 2019 è stata approvata una legge che entrerebbe effettivamente in vigore in caso di sentenza pro-life della Corte Suprema federale.

In quello Stato diventerebbe infatti reato eseguire un aborto, tranne quando necessario per prevenire la morte o la «compromissione sostanziale e irreversibile delle principali funzioni corporee della gestante», rendendo i medici che eseguuissero un aborto passibili di sanzioni penali. Ma non così le mamme che si fossero sottopposte all’aborto.

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