Smartphone e adolescenti: una legge per evitare abusi

Nessuna demonizzazione, ma un impulso all’uso consapevole dei dispositivi digitali

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Last updated on Maggio 23rd, 2021 at 05:34 am

Difficoltà di apprendimento, ritardi nello sviluppo del linguaggio, perdita della concentrazione, aggressività ingiustificata, alterazioni dell’umore, disturbi del sonno, dipendenza. Sarebbero queste le conseguenze che l’uso continuato di smartphone e di altri dispositivi digitali provocherebbero nei bambini e negli adolescenti. Gli allarmi in tal senso sono stati lanciati a più riprese dagli esperti. Ora la questione è arrivata alla Camera dei Deputati, dove il 15 marzo è stata presentata una proposta di legge per regolamentare l’uso di questi mezzi tecnologici da parte dei minori di 12 anni. Firmatari del testo sono sette deputati, tra cui l’ex ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti.

La nomofobia

I proponenti della legge sottolineano in particolare come «assolutamente deleteria» quella che definiscono «la tendenza di molti genitori» a consentire ai propri figli minori di portare con sé a letto smartphone, videogiochi e tablet per conciliare il sonno. «Secondo gli esperti», osservano i deputati, «questo comportamento deve essere evitato ad ogni costo poiché potrebbe addirittura causare ai bambini paura del buio, insonnia e incubi notturni, ottenendo così un risultato diametralmente opposto a quello che si vuole raggiungere». L’obiettivo della proposta legislativa è contrastare la nomofobia o sindrome da disconnessione, ovvero la paura incontrollata di rimanere sconnessi dalla rete di telefonia mobile che una persona prova quando si accorge di non avere a disposizione il proprio telefono cellulare. Paura, questa, che può portare ad attacchi di panico ed elevati stati di agitazione incontrollata.

Consapevolezza digitale

Dunque si tratta di una legge contro le tecnologie digitali? I sette deputati precisano che non è così. Essi affermano che, «come da anni sostengono illustri esponenti della Società italiana di pediatria», la tecnologia «in determinate situazioni può anche avere un impatto positivo sull’apprendimento in età prescolare a patto che vi sia il costante affiancamento dei genitori, ai quali spetta sempre e comunque di vigilare e di dare il buon esempio». Pertanto, come rilevano nel testo, non si tratta di lanciare una «crociata» contro la tecnologia, bensì di provare a fornire ai più giovani una «consapevolezza digitale» che «possa far loro comprendere qual è il limite da non oltrepassare».

Sanzioni e sensibilizzazione

La proposta di legge intende porre il divieto assoluto dell’utilizzo di smartphone e tablet per i bambini di età inferiore ai 3 anni; al massimo un’ora al giorno dai 4 ai 6 anni; massimo tre ore dai 6 agli 8 anni. Previste sanzioni dai 300 ai 1.500 euro nei confronti dei genitori che dovessero violare la disposizione. Ma più che le sanzioni, la cui attuazione resta un mistero visto che non è chiaro chi dovrebbe controllare ciò che avviene in un nucleo familiare, la proposta legislativa vuole sensibilizzare. Prevede infatti oneri finanziari pari a 50mila euro annui da destinare a specifiche campagne «proprio perché», si legge nel testo, «ancora oggi molti ignorano le conseguenze che l’utilizzo di un dispositivo digitale può provocare sul processo di crescita psicofisica dei minori».

Cosa prevede già l’ordinamento

La proposta di legge in questione non sarebbe una novità assoluta nell’ordinamento italiano. È già previsto che l’uso di social network, per esempio, sia consentito soltanto dai 14 anni in su. Come spiega sul sito web La tecnica della Scuola il prof. Rodolfo Marchisio, docente ed esperto di pedagogia, «se i genitori vengono ritenuti responsabili di reati possono essere multati da 500 a 2mila euro, da 6 mesi a 2 anni di carcere (in caso di reati penali), aumentati dalla legge contro il cyberbullismo e dopo una sentenza della Corte di cassazione che ha raddoppiato le pene “perché internet è un luogo pubblico”». Nessuna demonizzazione della tecnologia, dunque, ma un contributo ad accrescere la consapevolezza su un fenomeno che rischia di degenerare.

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