International Family News è stato tra i primi a chiedere pubblicamente la conferma dello slovacco Ján Figeľ nel ruolo di Inviato Speciale europeo per la libertà religiosa, rivolgendo una petizione al presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen.
Il 4 giugno la Commissione ha invece risposto dicendo che l’ufficio non sarebbe più stato attivo e che le competenze in tema di promozione e difesa della libertà religiosa fuori dall’Unione Europea (UE) sarebbero state trasferite al Rappresentante speciale europeo per i diritti umani, Eamon Gilmore. Ora, l’indifferenza dimostrata dalle istituzioni europee è certamente apparsa un disinteresse reale nei confronti del diritto internazionalmente riconosciuto della libertà religiosa.
Ma nei giorni scorsi, attraverso dichiarazioni diverse, tre importanti leader di religioni abramitiche europee hanno nuovamente e apertamente chiesto al presidente Von der Leyen di ripristinare l’ufficio dell’Inviato speciale per la libertà religiosa riconfermando Figel’ in ragione dell’impegno dimostrato in questi anni.
In una intervista rilasciata a Deutsche Welle, l’emittente di Stato tedesca per la radiodiffusione a livello internazionale, il presidente della Conferenza dei rabbini europei, Pinchas Goldschmidt, ha infatti definito la decisione europea «il segnale sbagliato» in un momento «in cui gli ebrei e altre minoranze religiose vengono sempre più presi di mira online e offline dagli estremisti, e il libero esercizio della religione viene minato».
Dal canto proprio, il presidente del Consiglio centrale dei musulmani in Germania, Aiman Mazyek, ha ribadito che, alla luce dei tentativi fatti per limitare la libertà religiosa anche all’interno della UE, è «tanto più importante che la voce dell’Inviato non venga messa a tacere, soprattutto ora».
Infine il metropolita Augustinos, della Chiesa Ortodossa tedesca, ha sottolineato quanto sia importante una posizione come quella dell’Alto Rappresentante europeo per la libertà religiosa nelle attuali circostanze storiche, ricordando il dibattito nato attorno alla «basilica di Santa Sofia a Istanbul come esempio di una controversia in cui l’inviato speciale della UE può chiarire la posizione europea», intervenendo con prontezza ed efficacia. Il governo turco sta infatti mirando a riconvertire in moschea la famosa chiesa cristiana di Santa Sofia, che già era divenuta moschea dopo la conquista musulmana di Costantinopoli nel 1453, ma che negli anni 1930 era stata secolarizzata e resa museo da Mustafa Kemal Atatürk (1881-1938).
Motivo più che valido per riproporre la nostra petizione in favore del benemerito Ján Figeľ.
Commenti su questo articolo