L’ideologia gender invade la televisione. Soprattutto invade le serie televisive. Nella stagione 2021-2022 si registra infatti il più alto numero dis empre di presenze di personaggi LGBT+. È quanto sostiene l’associazione no profit statunitense Glaad (Gay & Lesbian Alliance Against Defamation) in un rapporto intitolato Where we are on TV.
Streaming arcobaleno
Come evidenzia anche TvBlog, nel rapporto vengono considerati i personaggi fissi e ricorrenti dei telefilm sui canali in chiaro, sulle tv via cavo e naturalmente sulle piattaforme in streaming, che ormai fanno la parte del leone in quello che si sta configurando come un grande cambiamento della domanda e dell’offerta letevisiva. Il documento prende in esame le piattaforme Apple TV+, Disney+, HBO Max, Hulu, Netflix, Prime Video Paramount+ e Peacock.
11% di personaggi LGBT+
Stando a quanto riporta Glaad, su un totale di 775 personaggi presenti all’interno delle serie tv programmate nei palinsesti per la trasmissione prime time nella stagione 2021-2022, 92 sono identificati come LGBT+, ossia l’11,9%. La crescita rispetto all’anno precedente è di 2,8 punti percentuali ed è il risultato più alto mai registrato. Inoltre, ad aggiungersi ai personaggi delle serie andate in onda sui canali in chiaro, ve ne sono altri 49 presenti sulle piattaforme, per un totale di 141 ruoli a tinte arcobaleno.
Arcobaleno e nero
L’incremento riguarda anche la presenza di donne lesbiche: se ne contano 56, cioè il 40% del totale. Ma quest’onda politicamente corretta non si arresta al solo ambito sessuale: il rapporto evidenzia, infatti, che per il quarto anno di fila le persone afro-americane appartenenti alla comunità LGBT+ continuano a superare le persone bianche.
I precedenti di Netflix
Il rapporto di Glaad però non stupisce. «iFamNews» ha già denunciato la comparsa di un personaggio transgender persino in un programma Netflix per bambini intitolato Babysitter’s Club. Senza dimenticare la nostra petizione, lanciata nel 2020, contro la distribuzione da parte di Netflix di Donne ai primi passi, il film praticamente ovunque noto con il titolo inglese Cuties. In maniera esplicita e volgare, la pellicola dà una rappresentazione ipersessualizzata di bambine di soli 11 anni, tanto che, secondo diverse voci critiche, non sarebbe altro che un esempio palese di pedopornografia. Senza socrdare il caso ancora pendente degli abusi della RAI a gravissimo danno dei minori.