Serbia, muore la libertà di espressione?

Attivismo LGBT+ nella Corte Superiore di Belgrado per un reato che non c'è

Tito

Josip Broz (1892-1980) detto «Tito», despota comunista della Jugoslavia dal 1945

Last updated on Gennaio 22nd, 2022 at 09:43 am

Il 26 gennaio ‒ come annunciato ‒ il professor Vladimir Dimitrijević è stato ascoltato dalla Corte Superiore di Belgrado. Le parti hanno testimoniato nel corso di una seduta insolitamente lunga e, a causa della pandemia, priva di pubblico: la sala del tribunale era infatti troppo piccola per ospitare tutti coloro che avvrebbero voluto assistere

We present here partial statements from the defendant, Prof. Dimitrijević, and a witness for the defense, Belgrade University Professor Dr. Slobodan Antonić, delivered after the court hearing. Full statements are available on our portal’s Facebook page.

Prof. Dimitrijević:

La causa intentata contro di me mira a coprire l’elemento più importante di quanto sta accadendo nella società serba: la politicizzazione della sessualità umana, e la sovversioe dei valori tradizionali e familiari. L’idea dell’uguaglianza di gender è stata inventata per sostituire l’uguaglianza tra i sessi biologici, da tempo raggiunta in ogni società democratica. La parità di genere è stata inventata cioè per introdurre un nuovo concetto ‒ appunto quello di GENDER ‒ nell’inteto di convincere le persone dell’idea che il sesso biologico non esisterebbe perché semplice costrutto della nostra volontà. Oggi ci troviamo quindi in una condizione in cui non ci sono più solo maschi e femmine, besì 74 generi diversi. In questo momento, in Canada, ci si può recare alla polizia e chiedere di essere riconosciuti come donna anche se si è biologicamente maschi e non ci si è sottoposti a operazioni di riassegnazione del genere per vedersi rilasciare un nuovo documento d’identità attestante la scelta femminile.

Tutto questo è omosessualità politica, espressione della resa dei conti fra il capitalismo liberal-progressista e la famiglia naturale.

Non arretro qui, oggi, sulla difensiva, ma mi sento impegnato a rappresentare le opinioni della maggioranza del popolo serbo e della Chiesa ortodossa serba. Quello che è stato il totalitarismo della Sinistra radicale nella forma del comunismo, senza Dio e contro la famiglia, viene oggi sostituito dall’omosessualità politica e dal gender-femminismo. Esattamente come un tempo abbiamo combattuto il totalitarismo comunista oggi dobbiamo dire «no» anche a questa nuova forma di totalitarismo.

La disamina delle testimonianze è stata approfondita. Spero che la corte esprima un giudizio imparziale su tutto. Non nego che le tesi presentate nei miei scritti possano essere oggetto di discussione. I miei testi non valgono certo come i giorni scritti in rosso sui calendari ecclesiastici, tuttavia il luogo appropriato per discuterne non è certo l’aula di un tribunale, bensì le pubblicazioni scientifiche, le tavole rotonde, Internet e in generale il foro pubblico.

Spero sinceramente che la Serbia volgia ripristinare il reato di espressione mediante il verdetto che questo tribunale emetterà e che dunque la libertà di opinione resti una delle libertà fondamentali nella nostra società.

Prof. Antonić:

Durante l’udienza sono state sollevate molte questioni e il giudice si è sforzato di per accertare sistematicamente tutti i fatti onde stabilire se il dottor Dimitrijević avesse desiderio e intenzione di offendere le persone LGBT+ attraverso determinate parole e determinati termini.

Una di queste questioni è se l’espressione “ideologia dell’omosessualità poltica” sia offensivo e in esso vi siano elementi intrinsecamente discriminatori. La corte ha discusso se l’uso di certi termini implichi un’intenzione, da parte di chi li adopera, di offendere delle persone. La suddetta espressione è però comune nel dibattito pubblico serbo e russo, e non è usata per discriminare o per squalificare, per identificare un fenomeno. Ma non si può imporre alla gente quali espressioni e quali no, a meno che non si tratti di termini palesemente offensivi, e questo non è il caso in oggetto.

Il verdetto sarà pronunciato nell’udienza finale, prevista per il 13 aprile.

Il nostro precedente servizio sulla causa è disponibile su tutta la rete iFamNews:

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