Last updated on Agosto 24th, 2021 at 02:44 pm
Il pacchetto di leggi su energia e clima denominato «Fit for 55», che la Commissione Europea ha presentato il 14 luglio, penalizzerà i cittadini poveri degli Stati membri dell’Unione Europea (UE).
Nel 2019 i poveri negli Stati membri della UE erano il 21% dei cittadini. Tra qualche settimana verranno pubblicati i dati dell’aumento della povertà nei Paesi della Unione nel 2020, cioè nel primo anno di lockdown a causa del CoViD-19, e le prime stime non sono affatto rosee.
Nello specifico, oggi già più di 50 milioni di loro vivono in condizioni di povertà energetica, incapaci, cioè, di illuminare, riscaldare o raffreddare adeguatamente le proprie case: ma la nuova legislazione, che sulla carta si presentava come una decisa sterzata positiva in nome di un «Green Deal» che non avrebbe lasciato indietro nessuno, sarà una delusione. In specie per le persone e le famiglie con redditi medi e bassi. Non è un caso, infatti, che diversi Commissari si siano schierati contro la proposta.
Le bollette stanno infatti già aumentando e ancora più fortemente lo faranno dal 2026, e questo perché il carbonio emesso nell’atmosfera verrà gravato di una tassa, l’onere della quale ricadrà ovviamente sugli utenti. Ma se gli utenti non avranno – appunto – di che pagare gli aumenti, falliranno loro e fallirà la politica “verde” della Commissione.
È vero, una parte dei programmi di risparmio energetico che sono previsti sarà dedicata alle famiglie povere, le quali beneficeranno di sgravi per le ristrutturazioni edilizie che ne isolino termicamente meglio le abitazioni, rendendole tra l’altro più confortevoli, e comportando, alla fine del processo, costi inferiori. Ma questi aspetti positivi sono contraddetti dall’aumento dei prezzi per il trasporto e per la conservazione delle merci, dall’obbligo di acquistare auto elettriche, dall’aumento immediato dei costi energetici al consumo e anche dalla perdita di posti di lavoro per le aziende che dovranno delocalizzare fuori dai confini della UE.
Si pensi soltanto al mercato delle automobili e dei carburanti “ecologici” o ai motori dei veicoli che in questi anni si sono adeguati alle continue modifiche dei regolamenti sul rispetto ambientale. Tutto finirà nel cestino entro il 2030, lamentano produttori e costruttori. E per le famiglie che per conformarsi a quelle regole hanno acquistato un’auto nuova solo nel 2020 significa mandare tutto in discarica ed effettuare un nuovo, costoso acquisto.
I probabili aumenti di costi nel settore trasporti sono stati recentemente criticati dai 27 ministri per lo Sviluppo di tutti i Paesi UE. Una prima stima prevede che gli aumenti per le famiglie saliranno mediamente in bolletta di €429 all’anno, cifra inaccessibile per molti, laddove invece l’industria pesante continuerà a beneficiare di esenzioni.
Mentre le famiglie a reddito più elevato saranno in grado di accedere alle energie rinnovabili, anche il costo di queste lo pagheranno ancora e sempre i più poveri. Il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, ha proposto un nuovo Fondo sociale per il clima, onde sostenere le fasce di popolazione a reddito basso attraverso la transizione energetica. Il denaro verrà distribuito a partire dal 2025 secondo criteri e decisioni politiche prese dalla Commissione stessa. Bene, ma è il principio di sussidiarietà a dover dettare la logica. Quando la Commissione parla di famiglie povere o a basso reddito di chi parla? Vigerà la proporzionalità, che negli aiuti economici considera anche il numero dei componenti la famiglia o solo il “nucleo familiare” in sé e dunque in astratto?
E ancora: la Commissione Europea si era impegnata a eliminare la povertà energetica negli Stati membri dento il decennio in corso, ma gli strumenti previsti entreranno, forse, in azione solo a metà del 2025. Dunque?
Dunque il «Green Deal» della UE accrescerà decisamente la povertà delle famiglie e all’orizzonte non si vedono le proteste dei pauperisti, di chi parla sempre dei poveri, delle Sinistre.
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