Last updated on Agosto 24th, 2021 at 02:43 pm
Sono molti i genitori che desiderano che i propri figli apprendano discipline sportive o musicali. In Scozia, dalla fine di questo mese, potranno anche iscriverli a una «Scuola di Drag Queen». Non è uno scherzo. Ne parla il quotidiano britannico The Guardian, intervistando i promotori dell’iniziativa. «Il Drag Queen non è limitato agli uomini vestiti da donna… e questo corso è aperto a chiunque voglia provarlo. È un’esplorazione di sé stessi», spiega una delle due ideatrici, una 23enne. E qualora ci fossero dubbi, rivendica espressamente l’intento di promuovere l’ideologia gender. Questa scuola, dice, è dedicata «specialmente ai giovani delle scuole superiori, quando la loro vita è appena all’inizio e stanno pensando a chi vogliono essere. Il genere è una performance, dopo tutto».
Una «opportunità» per i giovani
Di esibizioni artistiche, del resto, le due ideatrici dell’iniziativa se ne dovrebbero intendere: lavorano per lo Youth Theatre di Dumfries, una città di meno di 50 mila abitanti situata nel sud della Scozia. Con questa scuola, si legge ancora su The Guardian, vogliono offrire «opportunità» ai giovani che vivono in aree rurali. Il corso, dedicato alla fascia d’età tra gli 11 e i 18 anni, dura appena qualche giorno. Include sessioni inerenti la creazione di un personaggio, trucco, esibizioni. Ma oltre alla pratica, c’è anche teoria: storia di Drag Queen famosi legati ai disordini di Stonewall avvenuti a New York nel 1969.
Una giornata LGBT+ per bambini
Il corso, riferisce The Guardian, è andato presto esaurito, con metà dei posti occupati da ragazze. In un primo momento, era stato lanciato un corso simile per bambini delle elementari. Ma dopo la ridda di proteste piovute addosso agli ideatori, è stato deciso di fare un mezzo passo indietro: nessuna scuola di Drag Queen per bambini minori di 11 anni, ma una giornata dedicata alle tematiche LGBT+. Insomma, non proprio lezioni di travestimento ma «discussioni su eroi e icone», rigorosamente icone gay, «e storia dell’evoluzione della bandiera del Pride», con tanto di stecchini con vessilli arcobaleno sugli snack offerti. Uno degli organizzatori della giornata rassicura: «Siamo operatori giovanili esperti e lavoriamo settimanalmente nelle scuole primarie», dunque «abbiamo consapevolezza dell’approccio richiesto».
In Italia?
Parole, le sue, che certo non rassicurano tutti i genitori. «Molte lamentele sono arrivate da persone che non capiscono cosa sia il Drag Queen», spiega con una certa dose di presunzione una promotrice dell’iniziativa principale. E qui in Italia? Un anno e mezzo fa, alla vigilia della prima ondata pandemica, un Municipio di Roma aveva patrocinato un ciclo d’incontri che avrebbe previsto la lettura di fiabe ai bambini da parte di Drag Queen. Ci furono polemiche. Poi, a causa del CoViD-19 che ha travolto le attività scolastiche, non se ne fece più nulla. Oggi, con il «ddl Zan» in discussione in Senato il tema dell’ideologia gender nelle scuole torna a riaffacciarsi. Chissà che qualcuno non guardi al modello scozzese.
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