Tra le oltre cento associazioni che appoggiano la manifestazione «Scegliamo la vita», in programma oggi pomeriggio, a Roma, Pro Vita & Famiglia è ovviamente in prima linea, anche sul piano organizzativo. Per l’occasione, «iFamNews» ha contattato Jacopo Coghe, vicepresidente della onlus, che ha illustrato la natura laica, “ecumenica” e “trasversale” dell’evento. Se c’è in gioco il valore della vita dal concepimento alla morte naturale, l’ultima cosa che bisogna fare è dividersi. È importante, al contrario, lavorare insieme e lanciare una sfida a tutto il Paese, avendo in mente un assunto fondamentale: dire «sì» alla vita significa innanzitutto rifuggire le banalizzazioni, i luoghi comuni e quelle che appaiono come le soluzioni più facili.
Coghe, non è la prima volta che in Italia si tengono manifestazioni o marce per la vita. Quali sono i maggiori elementi di novità rispetto alle passate esperienze?
Una novità sul piano concreto riguarda il percorso, con arrivo in piazza San Giovanni, dove si svolgerà il concerto finale del gruppo musicale The Sun. Sarà una festa, una celebrazione della bontà e della bellezza della vita umana. L’altra novità è data dal fatto che alla manifestazione hanno aderito 110 associazioni: un corpo che si unisce per lanciare un messaggio, per affermare che la vita è sempre degna, dal concepimento alla morte naturale. Ci auguriamo sia un momento di festa e di gioia. Sarà sicuramente anche un momento di testimonianza poiché il corteo attraverserà tutto il centro di Roma. Sarà un momento per poter riaffermare il valore della dignità della vita umana e sarà bello poterlo testimoniare lungo le strade della capitale.
L’adesione di un così alto numero di associazioni è il segno di una ricerca di unità nell’associazionismo pro-life?
Assolutamente, c’è bisogno di unità. Su un tema come quello della vita ancor di più, perché uniti, insieme, possiamo cambiare una mentalità, una cultura e forse, domani, anche una legge.
Si riferisce alla Legge 194?
Ad oggi, ovviamente, una modifica della 194 è impensabile, non ci sono i presupposti politici. Quel che è certo è che noi ragioniamo in senso positivo – il nome della manifestazione è «Scegliamo la vita» – e lanciamo una sfida all’Italia: sperare che sempre più uomini e donne scelgano la vita, in opposizione a tutte le altre soluzioni, presentate come facili, indolori e comode.
La manifestazione di oggi pomeriggio si prefigge di non essere tanto contro l’aborto o l’eutanasia quanto per la vita, a tutti i livelli. Questo spirito propositivo e affermativo potrebbe consentire di allargare il perimetro della cultura pro-life italiana?
Certamente, la vita è un valore trasversale. Tra i soggetti aderenti ci sono associazioni non solo cattoliche ma anche evangelicali e musulmane. Il popolo pro-life è attaccato in quanto contrario a dei presunti diritti ma, in realtà, questo popolo è per la vita, è un popolo per i diritti, è un popolo per la solidarietà, per la speranza, per la dignità. La positività è insita nel valore stesso della vita.
Il professor Massimo Gandolfini, uno dei due portavoce della manifestazione, ha detto che uno degli scopi è quello di incoraggiare gli italiani a fare più figli.
Sì, soprattutto in questo momento di profonda crisi demografica, in un momento in cui, durante la pandemia, abbiamo sentito parlare tutti i giorni di morti, facendo quotidianamente il conto dei decessi a causa del CoVid, mi sembra assurda questa totale assenza di accoglienza nei confronti delle nuove vite. Mi sembra assurdo parlare solo di aborto o di eutanasia, bisogna fare un salto di qualità, un cambio di mentalità. Non pensiamo di farlo con questa manifestazione, pensiamo di piantare un seme quest’anno, l’anno prossimo, poi tra due anni, poi ancora fra tre anni. Sarà un lavoro lungo e costante, però speriamo porterà frutto nelle prossime generazioni.