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Altro che la balena, l’orso e la foca monaca. Qui si dilapida il futuro d’Italia, scoprì quell’inventore del Surrey che conosciamo bene

Steampunk

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Last updated on Agosto 24th, 2021 at 02:43 pm

C’era una volta un inventore inglese del Surrey, che oramai su «iFamNews» spopola. Aveva pensato fosse tempo di meritarsi una vacanza, dopo tanto armeggiare attorno a quella sua formidabile macchina del tempo che gli aveva mostrato cose inaudite nell’Italia dell’on. Mattia Pieri e cose inedite nell’Italia dell’on. Epifanio Fascina. Del resto agosto era alle porte, negli uffici già si facevano i bagagli e con quel «Green Pass» che gli italiani avevano inventato all’ultimo avrebbe comunque potuto girovagare lo stesso per il Belpaese. Ma non era così. Era infatti successo l’inaspettato. Non lui dal passato aveva viaggiato fantasmagoricamente nel futuro, bensì questa volta dal futuro gli era giunto un messaggio. Nientepopodimeno.

Ne restò sbigottito. Come diamine fosse stato possibile era la domanda che non riusciva a levarsi dal capo. Non c’era dubbio: qualcuno nel futuro aveva inventato uno strumento portentoso come il suo, una macchina del tempo che aveva permesso a un ignoto messaggero del futuro di recapitargli nel passato quella lettera in busta chiusa che aveva trovato sul camino in biblioteca. Cioè: nel passato di quel messaggero venuto dal futuro, che però era il presente del nostro inventore del Surrey, il quale comunque viveva nel passato rispetto a noi che stiamo nel luglio 2021. Circolava insomma un’altra macchina del tempo. La macchina del tempo era evidentemente già stata inventata. «Mmmhmmm… Davvero?», si chiese. «Già inventata» cosa significava? Era «già» stata inventata per chi? Se il tempo, come dimostrava la macchina del tempo, anzi, come dimostravano quelle due macchine del tempo, era percorribile nei due sensi, dire «già inventata» era espressione aleatoria.

Ora, «iFamNews» lascia adesso volentieri questi interrogativi steampunk che per definizione sono privi di risposte ai cultori delle cose immaginarie perché vuole occuparsi solo di cose concrete. Il messaggio che l’inventore del Surrey ricevette misteriosamente quel dì dal futuro era una di queste. Lo era eccome. Il messaggio gli metteva infatti fretta, lo pressava. Aveva un appuntamento con il 27 luglio 2021 e non poteva mancare. «Addio vacanze», sospirò. «Lavoro, ancora lavoro. Per fortuna lavorerà ancora nella bella Italia».

L’inventore non esitò, oramai era un veterano di queste scorribande attraverso il tempo. Saltò sul sedile del proprio incredibile veicolo. Armeggiò con il timer, fece per azionare la leva di comando, ma si fermò. Un secondo di riflessione e subito ridiscese. Tornò poco dopo, accomodandosi. No, il «Green Pass» lo aveva nel taschino interno: stava invece per scordarsi a casa la custodia con i sigari. Controllò di avere i fiammiferi di quel buon legno profumato di palude, si aggiustò il panciotto, si sistemò il bavero della livrea verde scuro e fu pronto. La leva spinta dalla sua destra avanzò lentamente.

Il ritorno del «ddl Pan»

Non avrebbe mai saputo mettere per iscritto le sensazioni di quei viaggi surreali, ma, quando arrivò a destinazione, faceva caldo. Roma sbadigliava alla calura estiva, incarognita dall’afa di quel giorno senza sole. L’inventore inglese era arrivato al 27 luglio 2021 in tempo per impattare in quel comunicato stampa che era la ragione del suo viaggio. «Registriamo che purtroppo senza ragioni si è allentata la tensione per l’approvazione del “ddl Pan” in Senato. Per questo abbiamo spinto affinché la stessa possa essere rimessa in discussione presto, senz’attendere settembre, e persino già dalla prossima settimana. Il provvedimento avrà così la possibilità di essere approvato prima dell’estate». Il comunicato era del presidente dei senatori di Italia Diva, Golia Stregone, stesso partito dell’on. Pieri, che poche settimane prima aveva minacciato di far saltare il tavolo.

Era successo che il «ddl Pan» si andava in quei giorni arenando nel Mar dei Sargassi di un migliaio di emendamenti senza più un alito di vento in poppa: tanti, quegli emendamenti, per essere affrontati in tempo con le chiusure estive dei cinema, troppi per sperare che il «ddl Pan» potesse uscirne vivo. I suoi oppositori puntavano così all’impantanamento nella giungla parlamentare, spingendo per trasformarlo in una colata a picco in sordina. E invece l’Italia s’è desta d’Italia Diva, cioè la sua fronda interna, levò il capo, frustò il cavallo e chiamò a raccolta i partigiani.

L’inventore del Surrey si era ormai appassionato alle vicende dello Stivale e annotò anche questo sul proprio taccuino. Fu allora che un simpatico garzone di bottega improvvisatosi strillone gli gridò in volto le proprie nuove, allungandogli un foglietto.

Il «coming out» di chi non ha più la tivù

L’inventore lesse: «Onorevoli colleghi, già da diversi anni in Italia vi è un crescente clima di sospetto quando non di disprezzo nei confronti delle famiglie numerose. Sempre più genitori, quando fanno coming out sul numero di figli o quando vengono sorpresi in loro compagnia, sono oggetto di pubblico dileggio con frasi come: “Non avete la televisione?”, “Adesso basta, però!”, “Signora, con quanti uomini li ha fatti?”, “Un po’ di cervello, perbacco!”, “Non sapete che esistono gli anticoncezionali?”, “Non riuscite proprio a contenervi?” o semplicemente “Conigli!”».

«Poffarre!», sussurrò fra sé l’inventore inglese, riprendendo immediatamente la lettura. «Ma c’è di più, in alcuni locali, in alcuni alberghi o anche appartamenti, se si hanno più di 2 figli spesso non si è ammessi, esattamente come nell’apartheid sudafricano. Sul piano politico, nonostante l’art. 31 della Costituzione chieda un “particolare riguardo per le famiglie numerose”, questi nuclei sono vessati con iniquità di ogni genere. Le madri di famiglie numerose sono solitamente licenziate o addirittura nemmeno assunte. Non potendo darsi anima e corpo all’azienda, sono normalmente fatte oggetto di mobbing o comunque marginalizzate nell’ambiente di lavoro, nel disprezzo dei responsabili e dei colleghi. In tale contesto si rende particolarmente urgente il varo di una legge che vada a tutelare le famiglie numerose, che attualmente sono quelle che – nonostante stiano garantendo un futuro alla nazione – hanno maggior probabilità di finire sotto la soglia di povertà».

Lui che aveva inventato la macchina del tempo non credeva ai propri occhi. Quell’inventore buono e un tantino naif non aveva idea che l’Italia fosse piagata da sì grave tragedia. Alla televisione non ne aveva mai sentito parlare e sui giornali non se ne parlava. S’indignò all’istante. «Ma possibile che nessuno lo dica?…».

Il foglietto che quel bravo giovane gli aveva passato gli era già diventato caro. Lo piegò con cura e lo infilò nella tasca sinistra della livrea. «Lo griderò al mondo, lo dirò a tutti e… e poi… e dopo… e… e un bel niente!… Io vivo nel passato e al passato tornerò presto. Più di un secolo e mezzo fa alla gente del mio tempo in Inghilterra cosa potrà importarne?…». Estrasse di nuovo il foglietto e lesse tutti gli articoli della Proposta di legge che seguivano quell’incipt allarmante. Questi.

Contro la famiglianumerosafobia

«Art. 1
Per famiglia numerosa si intende un nucleo familiare composto da più di due persone. All’anagrafe sono queste due persone a decidere quanti figli intendono inserire nel proprio stato di famiglia, indipendentemente dal fatto che tali figli esistano concretamente oppure no.

«Art. 2

Salvo che il fatto costituisca più grave reato, anche ai fini dell’attuazione dell’articolo 1 della legge, è punito con la reclusione fino a un anno e sei mesi chiunque, in qualsiasi modo, diffonde idee fondate sulla inferiorità dei componenti la famiglia numerosa o ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi legati alla numerosità della famiglia. La pena è aggravata di un terzo nel caso di amministratore pubblico o parlamentare e di due terzi nel caso di Ministro, di Sottosegretario o di Segretario di partito.

«Art. 3

Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni, nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti.

«Art. 4

Con la sentenza di condanna per uno dei reati previsti dall’articolo 2 della proposta di legge, il giudice dispone la pena accessoria dell’obbligo di prestare un’attività non retribuita in favore di una famiglia numerosa.
Possono costituire oggetto dell’attività non retribuita in favore della famiglia: il baby-sitting, il lavaggio e lo stiraggio degli indumenti di tutta la famiglia, l’acquisto dei beni di prima necessità cercando sempre il prodotto con il miglior rapporto qualità-prezzo confrontando diversi centri commerciali, la cucina dei pasti tenendo conto dei gusti di ciascuno, il sostegno dei figli nel lavoro domestico assegnato a scuola, il sostegno psicologico ai figli nelle crisi pre-adolescenziali e adolescenziali, la supervisione sulle frequentazioni amicali dei figli, nonché sulle diverse chat attive sul cellulare dei figli o sui siti che essi visitano, i colloqui con tutti gli insegnanti di ogni figlio e chi più ne ha più ne metta.

«Art. 5

La Repubblica riconosce il giorno 15 maggio quale Giornata nazionale contro la famiglianumerosafobia al fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e gli sbeffeggi nei confronti delle famiglie numerose.
In occasione della Giornata nazionale contro la famiglianumerosafobia sono organizzate cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile per la realizzazione delle finalità di cui al comma 1.
Le scuole, nel rispetto del piano triennale dell’offerta formativa di cui al comma 16 dell’articolo 1 della legge 13 luglio 2015, n. 107, e del patto educativo di corresponsabilità, nonché le altre amministrazioni pubbliche provvedono alle attività di cui al precedente periodo, compatibilmente con le risorse disponibili a legislazione vigente».

Passato, presente e futuro

L’inventore ripose ancora il foglietto nella tasca. Portò un sigaro alla bocca, lo accese con gesto cadenzato e curato, aspirò profondamente assaporando ogni istante di quel rito e risoffiò una nuvola di fumo grigiastro e denso che presto lo avvolse tutto. Se ne stette a meditare qualche secondo. Sorrise. Aveva capito.

Il giorno dopo era tornato al proprio tempo antico, al suo Surrey di tanto tempo fa, a ritroso nel tempo. Non c’erano affatto due macchine del tempo. Esisteva solo la sua. Il messaggero del futuro, poi, altri non era che lui stesso, che da quell’Italia futura in cui era stato a leggere di quella proposta di legge per le famiglie numerose era tornato ad avvisarsi nel passato attuale del suo futuro, cioè nel proprio presente antico. Si guardò però attorno, onde sincerarsi di essere solo. Gli era parso altrimenti, per un attimo. Si soprese a chiedersi se e semmai quale altro potere ci fosse in gioco in quella corsa nei due sensi lungo il tempo, ma fu solo un attimo anche quello. Se dal futuro non fosse venuto ad avvisarsi nel passato, quella proposta di legge non l’avrebbe mai letta; e pure se non l’avesse letta nel futuro, non sarebbe mai tornato nel passato ad avvisarsi. Cosa veniva prima e cosa dopo? In ogni caso il suo presente sarebbe cambiato irrimediabilmente. Percepì d’istinto che nella cronologia qualcosa non quadrava, ma rinunciò a scontrarsi contro quello che altri avrebbe definito irrazionale. Gli bastava l’irrazionalità di quello splendido Paese, l’Italia, che incapace di valorizzare il proprio investimento nel proprio migliore futuro seguitava a correre dietro alle sirene ideologiche del passato.

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