Anno nuovo, vita vecchia. In perfetta continuità con gli ultimi anni, la prossima edizione del Festival di Sanremo sarà nuovamente all’insegna dell’arcobaleno. Se nel 2015 fece discutere la presenza della drag queen barbuta austriaca Conchita Wurst, sette anni dopo, la direzione artistica del Festival segna un ulteriore passo avanti molto significativo. Una delle cinque primedonne che saliranno sul palco dell’Ariston per ciascuna delle cinque serate sarà… un uomo.
«Drusilla Foer» è infatti il nome d’arte di Gianluca Gori, cabarettista toscano, che ha lanciato la macchietta di una nobildonna un po’ vanesia. Quella del personaggio femminile da avanspettacolo impersonato da un attore uomo non è affatto una novità nel panorama televisivo italiano: si pensi, negli anni 1970, alle Sorelle Bandiera, poi a cavallo tra i 1980 e i 1990 le indimenticabili Signora Leonida e Signora Coriandoli, interpretate rispettivamente da Leo Gullotta e da Maurizio Ferrini. Poi è stata la volta di Platinette, drag queen sì, ma dalle idee politicamente scorrette. E di Vladimir Luxuria, che, al contrario, rappresenta l’icona transgender e LGBT+ per definizione.
Il giubilo degli LGBT+
È stato proprio Luxuria a fare da sponsor a «Drusilla Foer». «Sanremo fa notizia», dice l’ex parlamentare all’Adnkronos, «fa precedente, fa storia del costume. E quest’anno dal festival arriverà un bel messaggio contro pregiudizi e discriminazioni di genere, un bel messaggio di inclusività. La scelta di Drusilla dice che i tempi sono maturi per una coconduzione en travesti».
In effetti l’aspetto inquietante della vicenda, di per sé, non è la presenza di un travestito al Festival di Sanremo, quanto la sua collocazione sul palco come showgirl posta sullo stesso rango di Ornella Muti o di Sabrina Ferilli, anch’esse in predicato di affiancare Amadeus nelle singole serate. Un vero e proprio sdoganamento dell’identità di genere, nel contesto del Festival della canzone italiana, che, fino a non molti anni fa, era emblema di buoni sentimenti, di un “conservatorismo moderato” e, soprattutto, di unità del Paese.
Pillon: «Per diventare donna, ormai, basta una performance»
«Drusilla è l’esatta personificazione dell’ideologia che porta avanti Judith Butler e cioè il sesso performativo», dice il senatore Simone Pillon (Lega) ad «iFamNews». «Significativamente la Repubblica oggi titola: Cinque donne presentano Sanremo quando in realtà sono quattro donne e due uomini… ma dei due uomini uno si traveste, fa una performance e diventa donna. Chiunque può cioè oramai essere donna, basta che vesta abiti da donna, che si atteggi da donna e immediatamente è donna». Per Pillon il problema non sta nel «travestito», poiché «da sempre gli uomini si travestono da donne e viceversa», tanto è vero che «nel teatro greco, c’erano solo attori maschi», che interpretavano anche i ruoli femminili. Il punto chiave, quindi, non è più considerare Drusilla Foer come «uomo travestito da donna» ma come «donna» tout court, poiché, «per essere donna è sufficiente una performance che mi faccia identificare come donna. Donna è chi vuole esserlo».
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