In Pakistan Saba Masih, quindici anni, cristiana, domestica per aiutare i genitori a far fronte alle necessità economiche della famiglia, è stata rapita il 20 maggio a Faisalabad, nello Stato del Punjiab, da un gruppo di uomini ultraquarantenni, di religione musulmana, che l’hanno sequestrata in strada, alle 9 del mattino, mentre la ragazzina si stava recando al lavoro insieme alla sorella maggiore.
Come riportato anche dal sito web di Asia News il 25 maggio, e come afferma «[…] Simon Aleem, attivista per i diritti umani», che risiede nella medesima città], «Saba è una ragazza innocente vittima di un’ingiustizia che purtroppo continua a ripetersi. Molte ragazze cristiane sono state prese di mira e rapite; pochi giorni dopo il sequestratore produce il certificato di conversione della ragazza e sostiene che abbia accettato l’islam volontariamente e si sia sposata con chi l’ha rapita».
Da qui in poi, le notizie si fanno ancora più confuse, prive come sono di alcuna eco sui grandi media occidentali, al punto che ancora non è chiaro se Saba sia stata restituita alla famiglia, a seguito anche di proteste e sit-in organizzati dagli attivisti pakistani per i diritti umani, oppure no.
Probabilmente, come scrive The Voice of the Martyrs dal Canada, fortunatamente è tornata a casa, benché la famiglia abbia protestato vibratamente perché le forze di polizia avrebbero affrontato il caso del suo rapimento con molta, troppa tranquillità, come se non fosse in gioco il destino di una ragazzina nelle mani di quattro bruti che l’hanno rapita, violentata e costretta alla conversione e alle nozze con uno di loro, di un’età che potrebbe essere suo padre: quarta moglie di un mostro.
«Secondo alcuni rapporti presentati dagli attivisti per i diritti umani», continua The Voice of the Martyrs, «almeno mille donne appartenenti a gruppi di minoranze religiose vengono convertite e sposate con la forza ogni anno in Pakistan. Si ritiene che il numero potrebbe essere più alto poiché molti casi non vengono segnalati. Le persone colpite sono quasi sempre parte delle minoranze povere, che hanno poca influenza sulle autorità».
Come racconta a The Morning Star News Lala Robin Daniel, attivista per i diritti umani, Saba avrebbe anche potuto testimoniare in tribunale contro i suoi rapitori e contro il suo aguzzino. «Saba era in stato di grave trauma mentale e fisico quando i parenti dell’accusato l’hanno portata alla polizia, il 31 maggio», ha affermato. «La riconsegna della ragazza è stata resa possibile grazie alla pressione esercitata dai leader della Chiesa e dagli attivisti, che hanno manifestato quotidianamente dalle 19 fino a mezzanotte». Il rapitore e violentatore, il quarantacinquenne Muhammad Yasir Hussain, sarebbe ancora latitante.
Il caso di Saba è solo uno dei tanti. «iFamNews» ha già raccontato di Maira e di Farah, ma si tratta del medesimo destino di tante ragazzine cristiane predate in Pakistan. «Per il 2022, il Pakistan si è classificato all’ottavo posto nella lista di controllo a livello mondiale di Open Doors dei 50 paesi in cui è più difficile essere cristiani. Il Paese è al secondo posto per il numero di cristiani uccisi per motivi di fede, dopo la Nigeria, con 620 persone uccise dal 1° ottobre 2020 al 30 settembre 2021. Il Pakistan è al quarto posto numero per il numero di chiese attaccate o chiuse: 183, nel complesso».
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