La Financial Conduct Authority (FCA) si colloca nello UK Workplace Equality Index della nota organizzazione britannica Stonewall, cioè un elenco pubblicato annualmente dei 100 luoghi di lavoro, in Gran Bretagna, considerati come i più inclusivi per le persone LGBT+. La FCA è un ente pubblico indipendente che si occupa di regolamentare il mercato finanziario in modo da mantenerlo «trasparente, equo ed efficiente», attraverso il controllo che esercita sulle circa 51mila società di servizi finanziari nel Regno Unito.
Fra le varie questioni di cui si occupa, la FCA lavora anche in favore della parità di genere e l’anno scorso, insieme ad altre raccomandazioni rivolte a centinaia di società quotate nella Borsa di Londra, figurava anche quella per cui almeno il 40% delle posizioni di maggior rilievo della società e del comitato esecutivo, e almeno una posizione nel consiglio d’amministrazione, fossero occupati da donne. Quote rosa, insomma, che però si sono subito rivelate quote arcobaleno, poiché la FCA ha specificato che sarebbero state «[…] comprese quelle che si identificano come donne».
Tale policy, però, non compare nel documento definitivo emesso il 20 aprile, dopo i rilevamenti su 540 aziende intervistate, che si sono svolti fra luglio e ottobre. Su 540 risposte pervenute alla FCA, infatti, 439 si sono concentrate esclusivamente sulla questione della rappresentanza delle donne tra il personale senior nelle imprese, e 438 di esse affermano di essere contrarie a comprendere, nella regola del 40% minimo di presenze femminili, di uomini che si auto-identificano come donne.
Gli intervistati hanno affermato che gli obiettivi fissati per la presenza femminile nei posti chiave delle aziende «basati sull’auto-identificazione di genere potrebbero portare un maggior numero di uomini, in base al sesso biologico alla nascita, nei consigli di amministrazione», minando «lo scopo dichiarato delle proposte, cioè quello di favorire la diversità», sottolineando come tale politica sarebbe contraria alla legislazione vigente sulle pari opportunità.
È intervenuta sul tema anche Maya Forstater, direttore esecutivo del gruppo di advocacy Sex Matters, che ha subito nel passato il licenziamento e un procedimento giudiziario per aver affermato in un tweet che gli uomini transessuali non sono donne. La Forstater ha dichiarato che «[…] la FCA è stata saggia nel consentire alle società di esprimere direttamente il proprio parere rispetto alla proporzione di uomini e donne nei consigli d’amministrazione, in linea con l’Equality Act e il Companies Act», aggiungendo che non «spetta all’ente di regolamentazione finanziario ridefinire quale sia il significato di “uomo” e “donna”».