Ucraina, ma non solo. Fuori dai radar dell’informazione mainstream, altri conflitti in giro per il mondo continuano a consumarsi sulla pelle dei civili. Persecutori d’ogni risma imbracciano spesso le armi a motivo dell’odio religioso. Ed è per tutelare il diritto a professare la propria fede che nei giorni scorsi si è riunita a Ginevra la «Alleanza internazionale per la libertà religiosa» (IRFBA), tenuta a battesimo dal Dipartimento di Stato di Washington durante l’amministrazione Trump.
L’assenza dell’Italia
L’organizzazione oggi conta 35 Paesi, ma non l’Italia. Il nostro Paese, infatti, ha deciso di adottare una linea attendista e non schierarsi. Finora a nulla è servita la richiesta a Palazzo Chigi di nominare un «Inviato speciale per la libertà religiosa» che possa partecipare alle riunioni dell’Alleanza. Un analogo appello a individuare una figura ad hoc che si occupi di questo tema è stato lanciato anche da Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS).
I presenti
A ogni modo, alla riunione di Ginevra era presente un esponente politico italiano: l’eurodeputato di Fratelli d’Italia-ECR Carlo Fidanza. Il quale, da copresidente dell’Intergruppo per la libertà religiosa del Parlamento europeo, è stato nominato nel consiglio degli esperti dell’Alleanza. Tra i vari partecipanti, c’era la deputata conservatrice britannica Fiona Bruce, inviato speciale del premier Boris Johnson per la libertà religiosa, il suo omologo dei Paesi Bassi Jos Douma e l’ambasciatore per la libertà religiosa degli Stati Uniti d’America, Rashad Hussain.
Cristiani nel mirino
La riunione nella città svizzera è servita per fare il punto sulle continue e ripetute violazioni della libertà religiosa nel mondo. L’ultimo rapporto di Open Doors è a tal riguardo desolante: nell’ultimo anno – per citare una delle confessioni più esposte a violenze e discriminazioni – il numero di cristiani perseguitati per la loro fede è salito da 340 milioni a 360 milioni.
Inerzia dell’Europa
Come spiega a «iFamNews», nel suo intervento Fidanza ha stigmatizzato l’inerzia delle istituzioni europee: «Dopo mesi di sollecitazioni, la Commissione europea non ha ancora provveduto a nominare il nuovo inviato speciale per la libertà religiosa. Intanto nel Parlamento di Strasburgo, a causa dell’opposizione ideologica di alcuni gruppi politici, è sempre difficile mettere all’ordine del giorno documenti di condanna di pratiche inaccettabili come i matrimoni forzati».
Appuntamento il 22 marzo
Non mancano, tuttavia, i segnali incoraggianti. L’esponente di FdI ha ricordato l’approvazione di una risoluzione contro la legge sulla blasfemia in Pakistan. «E nell’ultima plenaria», ha proseguito, «abbiamo approvato a larga maggioranza una risoluzione di condanna della distruzione di chiese armene nella regione del Nagorno-Karabakh sottoposta al controllo dell’Azerbaijan». L’europarlamentare ha dunque chiosato: «Nell’epoca della cancel culture, difendere il patrimonio storico religioso e i suoi simboli contro vecchi e nuovi radicalismi deve essere una priorità». Fidanza ha dato appuntamento a martedì 22 marzo, quando verrà presentato a Bruxelles il rapporto periodico «L’UE e la libertà religiosa», curato dall’Intergruppo con la collaborazione delle principali 6ng impegnate sul tema.