A Londra c’è una clinica dedicata alla cura delle psicosi indotte dal consumo di cannabis.
Ha aperto nel 2020, sull’onda dei problemi di natura psichiatrica legati all’ingresso sul mercato di cannabis ad alta percentuale di THC, il delta-9-tetraidrocannabinolo, uno dei molti cannabinoidi presenti nell’erba e principale responsabile sia degli effetti psicotici sia dello sballo tanto ricercato da chi ne fa uso.
Lo skunk, cioè la puzzola, come viene chiamato per il suo tipico odore non esattamente gradevole, ha livelli di THC superiori al 30% e il catalogo di super-cannabis è vastissimo.
La dott.ssa Marta Di Forti, alla guida della prima «psychosis cannabis clinic», è una psichiatra esperta nel settore che, con il proprio team, ha sentito la necessità di intervenire per arginare questo grave fenomeno, oramai documentato in maniera sempre più diffusa.
Ai primi di gennaio, The American Journal of Psychiatry ha pubblicato un lavoro scientifico dedicato proprio all’aumento dei fenomeni psicotici legati all’aumento del consumo di cannabis con alti livelli di THC.
Le conclusioni erano già state del resto descritte su The Lancet Psychiatry nel 2019, che riportava un altro lavoro della Di Forti pubblicato appunto su quel medesimo periodico. Le conclusioni: «la rimozione di un fattore ambientale – l’’uso giornaliero di cannabis ad alta potenza – ridurrebbe l’incidenza di tutti i disturbi psicotici ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, del 50%, da 37,9 a 18,8 casi per 100mila persone-anno».
Dagli studi risulta evidente il collegamento tra uso frequente e potenza alta, ma è altrettanto evidente che gli effetti sul sistema nervoso vi siano sempre, e come negli adolescenti assumano caratteri devastanti, anche se rimane aperta la discussione tra gli specialisti riguardo una certa predisposizione alla psicosi, la quale si manifesterebbe a prescindere dall’uso di sostanze psicotrope.
Anche dagli Stati Uniti d’America arriva l’allarme lanciato dal Center of Disease Control and Prevention, l’organismo di controllo sulla sanità, che si dilunga dettagliatamente proprio sulla cannabis e che riferisce dei problemi per la salute mentale dovuti all’utilizzo di tale sostanza, specialmente tra gli adolescenti. È allora questo che si vuole? Che i ragazzi giochino con disinvoltura con una bomba a orologeria così deflagrante?