Il titolo del libro è molto esplicito: Perché dobbiamo fare più figli. Le impensabili conseguenze del crollo delle nascite e, se non se ne conoscesse l’autore, qualcuno probabilmente lo attribuirebbe magari a qualche cattolico integralista. Invece lo ha scritto Piero Angela (1928-2022), il notissimo divulgatore scientifico recentemente scomparso, con il collega Lorenzo Pinna. A pochi giorni dalla morte di Angela, tv e web dedicano ampio spazio al suo ricordo, evidenziandone il grande talento e i tanti ambiti nei quali egli ha saputo mettere a frutto le proprie conoscenze per rendere fruibili al grande pubblico anche le materie più ostiche e tecniche.
Ora, in quel suo libro Angela spiega che il crollo delle nascite di cui soffre l’Italia, impedendo il ricambio generazionale, mette in crisi seria l’intero Paese, soprattutto se questo dato allarmante viene messo in relazione con la notevole crescita dell’età media della popolazione, dovuta ai benemeriti progressi della medicina e alle migliorate condizioni di vita per tutti. Gli italiani, cioè, vengono meglio guariti e assistiti, ma pure invecchiano, e senza il ricambio fisiologico, fisiologicamente decadono.
Il rapporto fra popolazione attiva e popolazione passiva diventa così una delle ragioni determinanti del declino del Paese.
Angela non ha mai fatto mistero della propria impostazione a tratti decisamente positivista, ma le notazioni di scienza e buon senso del suo libro meritano riscoperta. «Un figlio», ha avuto sagacemente occasione di dire Angela in una intervista, «è visto sempre più come bene individuale della coppia e della donna, non della società. Ma il venir meno della sua valenza di bene collettivo si riverbera nell’assenza di interventi per sostenere lo sviluppo demografico».
A fronte della scomparsa, sono stati giustamente riscoperti e rilanciati molti dei messaggi di cui Angela si è fatto portavoce in una carriera lunga, ricca e brillante. Perché allora non riscoprirne che il messaggio pressante e cogente in ambito demografico?
Perché la politica, impegnata in una campagna elettorale estiva che sembra davvero evitare con cura di toccare i nodi reali della vita persone, non coglie l’occasione per ricordarne anche il contributo tanto laico quanto rigoroso e serio anche su questo tema scottante e drammatico?
Se accadesse, si parlerebbe finalmente di un problema concreto, rispondendo a una vera e propria urgenza: la necessità di rimettere al centro la famiglia. E così si eviterebbe di citare i personaggi famosi solo per quanto fa comodo, mettendo invece loro la sordina quando si fanno in qualche modo scomodi rispetto al pensiero dominante.
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