Ho letto su El Periódico de Aragón che una donna incinta ha avuto il coraggio di denunciare il suo compagno, di origine algerina, che l’aveva picchiata per farla abortire.
È un caso estremo di una realtà che nasconde la ragione principale per cui una donna è costretta a permettere a qualcuno di portare via la vita umana che è in lei: la pressione di un ambiente maschilista. Di fronte a una gravidanza indesiderata, la donna, obbedendo al suo istinto materno, cercherà i mezzi necessari per far nascere un figlio che sa già essere suo. Ma di solito è l’ambiente circostante: il partner di solito le fa pressioni per abortire… in fondo, l’uomo non vuole “problemi” e scarica il peso della responsabilità su una donna che alla fine cederà alle pressioni. È una realtà cruda, ma è così.
Sono poche le donne che abortiscono liberamente. Se fosse “per loro”, e invece di ricevere minacce e pressioni, riceverebbero la comprensione e l’aiuto necessari, sanno che il loro desiderio è quello di portare a termine il figlio, ma il maschilismo cronico degli abortisti regna: abbandonano la donna con il “suo” problema.